mercoledì 25 settembre 2024


05/05/2020 10:13:22 - Manduria - Attualità

Prosegue la pubblicazione dei temi dei ragazzi dell’istituto comprensivo manduriano che hanno partecipato, nei mesi scorsi, ad un percorso di giornalismo

A scuola abbiamo avuto l’opportunità di incontrare alcune delle componenti dell’associazione “Cicatrici”, le signore: Valentina Palumo (presidente), Maria Buccoliero e Pina Russo.

L’associazione “Cicatrici” si  occupa in generale della violenza sulle donne ed è un’associazione molto giovane, nata il 17 gennaio 2019, anche se il progetto risale a molto tempo prima.

Il motivo del nostro incontro, però, interessava un tipo di violenza specifica, la mutilazione genitale femminile, ossia, un insieme di pratiche antiche (addirittura praticate fin  dall’antico Egitto) di manipolazioni genitali delle donne.  Queste pratiche hanno delle radici che si fondano sulla discriminazione e non sulla parità dei sessi. La cosa davvero spaventosa è che vengono praticate su bambine dagli 8 ai 14 anni, ma l’età si sta abbassando coinvolgendo bambine sempre più piccole addirittura fino a delle neonate.

Questo intervento non è svolto da personale medico specializzato ma da altre donne comuni, magari leggermente più esperte, ma comunque non sono assolutamente dei medici. Inoltre non si eseguono in luoghi ospedalieri. Infatti purtroppo questo vero e proprio intervento chirurgico viene svolto senza igiene e anestesia, quindi le bambine proveranno un dolore terribile.

L’infibulazione consiste nel cucire le labbra della vagina. Stiamo parlando inoltre di un intervento i cui effetti dureranno per tutta la vita senza possibilità di tornare indietro, tranne in alcuni coraggiosi casi dove si trova la forza di rinnegare le proprie radici, la propria cultura e scegliere di non far parte di una comunità, e di essere quindi emarginata.

In alcuni Paesi africani, dove queste pratiche non violano la legge, se non si subisce questo intervento che non viene praticato per un motivo medico, quindi di salute (infatti le bambine coinvolte sono assolutamente sane), la donna viene considerata “impura” dal punto di vista sessuale, quindi non pronta per il matrimonio e in quei Paesi non sposarsi significa affacciarsi alla prostituzione e quindi non avere una dignità.

Ad ascoltare tutto questo molti di noi hanno pensato che i genitori che fanno subire alle figlie questa vera e propria tortura siano delle persone malvagie. Invece, sottolineano le nostre esperte, non è affatto così. Questi genitori cercano di proteggere le loro figlie e credono di fare loro del “bene”. Tutto ciò perché fa parte della loro mentalità, della loro cultura, educazione e normalità: davvero agghiacciante. Ovviamente questa operazione comporta si del dolore al momento dell’atto, ma anche durante tutto il corso della vita, non solo dal punto di vista fisco ma anche mentale. Infatti le bambine sono soggette a continue infezioni, possono contrarre anche il tetano e a volte durante il parto rischiano addirittura la morte. Il più grave danno però è alla psiche della bimba. È per questo che l’età si sta abbassando sempre di più, perché i genitori sperano di eliminare dalla mente della figlia questo dolore, che invece rimane indelebile per sempre.

Gli uomini, invece, non si interessano in prima persona a questo intervento, però poi solo loro stessi che rifiutano coloro che non l’hanno subito. 

In molti pensano che dietro questa pratica ci siano motivazioni religiose. Invece le nostre esperte negano con convinzione  questo falso mito, dicendo che nel Corano, il libro sacro della religione islamica, non c’è assolutamente nessun collegamento tra questa “purezza” che le donne dovrebbero raggiungere e ciò in cui loro credono. Più specificamente, i Paesi interessati in cui il 90% della bambine subiscono questa pratica sono: Sudan, Somalia, Eritrea, Gibuti ed Egitto. Mentre i Paesi dove le bambine non vengono sottoposte a questo atto atroce non superano il 4% sono: Ghana, Togo e Camerun. In Kenya, invece, il governo ha fatto un passo avanti rendendo medicalizzata questa prassi.

Negli altri continenti non sono molto presenti queste pratiche o, meglio, non si hanno dei dati certi, in quanto nella maggior parte del mondo tutto questo orrore è illegale. Quindi potrebbero essere praticate però noi non ne saremmo a conoscenza perché vengono fatte di nascosto.

Per esempio, se delle donne provenienti da questi Paesi si trasferissero nell’Unione Europea, le loro figlie subirebbero la mutilazione ugualmente, però in modo illegale, perché con loro si “trasferirà” anche la loro mentalità.

In seguito, la domanda che ci è venuta spontanea da porre è stata il perché questa pratica non venga fermata nonostante rappresenti una violazione dei diritti della donne. Le nostre ospiti, un po’ demoralizzate, ci hanno risposto dicendo che per coloro che la praticano questa è la normalità e non si rendono conto del danno che provocano alle figlie.

Per quanto riguarda i dati del nostro Paese, ci confermano che anche per l’Italia non si riescono a reperire, proprio perché queste pratiche sono assolutamente illegali e si fanno nelle abitazioni, senza che si sappia.

L’UNICEF, raccogliendo dei dati, informa che le bambine il Italia sottoposte alle mutilazioni genitali sarebbero 180.000. Ovviamente ci auguriamo che i numeri siano sbagliati perché è una cifra davvero enorme.

Per quanto riguarda la nostra regione, invece, i casi certi sono 3. Questo perché ad alcune bambine si è creata un’infezione e i genitori, preoccupati, le hanno portate in un ospedale pediatrico in cui hanno purtroppo ritrovato nella causa proprio le mutilazioni genitali femminili.

 

Marianna Dinoi

Scuola secondaria di I Grado

Istituto comprensivo “F. Prudenzano”

Manduria











img
Cucina d'asporto e Catering
con Consegna a domicilio

Prenota Ora