mercoledì 25 settembre 2024


06/05/2020 11:22:50 - Manduria - Attualità

Nell’avvio della cosiddetta fase 2, ad esprimere delle preoccupazioni è un medico: l’ex sindaco di Manduria Roberto Massafra

«Basteranno le quarantene, le mascherine e il rispetto, ove possibile, delle regole di distanziamento sociale ad impedire una nuova devastante impennata di contagi?».

Nell’avvio della cosiddetta fase 2, ad esprimere delle preoccupazioni è un medico: l’ex sindaco di Manduria Roberto Massafra.

«In queste ore in cui si prova a ripartire, vi sono due aspetti che preoccupano non poco: il primo è il rientro in Puglia di migliaia di corregionali rimasti bloccati al Nord dal lockdown, il secondo l’annunciata ripresa negli ospedali e cliniche accreditate delle attività di diagnosi e cura non urgenti, che finora erano sospese» è la premessa del dott. Roberto Massafra.

«È ormai assodato che, fatte salve le case di riposo, i principali focolai di diffusione della Covid 19 sono i nuclei familiari e le strutture sanitarie. Ed è altrettanto evidente che non si possa impedire oltre che i “reclusi al Nord” si ricongiungano con le famiglie al Sud e che i pazienti affetti da tutte le altre patologie non Covid riprendano i loro percorsi di diagnosi e cura. Basteranno quarantene, mascherine e distanziamento sociale ad impedire una nuova devastante impennata di contagi? Tutti ce lo auguriamo, ma come medico non posso nascondere una forte preoccupazione, che so essere condivisa dalla stragrande maggioranza dei colleghi».

L’ex sindaco Massafra esprime una proposta.

«L’unico modo per poter consentire in sicurezza i ricongiungimenti familiari e la ripresa delle attività cliniche ordinarie è quello di eseguire il tampone entro 24-48 dall’arrivo a coloro che rientrano dalle regioni del Nord e qualche giorno prima del ricovero e/o accesso programmato ai pazienti che devono effettuare prestazioni sanitarie non urgenti» sostiene il dott. Massafra. «Per questi ultimi è stata annunciata proprio questa decisione: saranno sottoposti a tampone al momento dell’ingresso nella struttura sanitaria.

I criteri con cui attualmente vengono individuati i soggetti a cui fare il tampone non sono noti e i numeri non possono essere utilizzati ai fini di una corretta e scientifica valutazione dell’andamento del contagio. Poichè la percentuale di positivi, in Puglia e a Taranto in particolare, tende per fortuna ad abbassarsi ben al di sotto del valore soglia del 3% indicato come limite per avviare in sicurezza la fase 2, occorrerebbe che i dati dei positivi siano di giorno in giorno confrontabili e quanto più corrispondenti alla reale incidenza della malattia. Se si decidesse di utilizzare dei campioni omogenei di popolazione, quali ad esempio i meridionali che tornano al Sud, i pazienti che devono effettuare un ricovero programmato, il personale sanitario, gli impiegati nei supermercati, le forze dell’ordine ecc., si potrebbe, oltre che individuare sul nascere i potenziali nuovi focolai, avere un’idea certa della effettiva presenza del virus e della percentuale degli asintomatici, che sono anche i più pericolosi ai fini della diffusione del contagio».











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