mercoledì 25 settembre 2024


08/05/2020 10:43:53 - Manduria - Attualità

«Solo in quel modo, come accade ad esempio per il Barolo, avremmo valorizzato il territorio e non il vitigno. Ma nessuno colse quella intuizione»

«Nei primi anni ’90 il prof. Fregoni, in quel periodo presidente dell’Organizzazione Internazionale della Vite e del Vino, consigliò di cambiare la denominazione da “Primitivo di Manduria” a “Manduria”, ma il suo consiglio fu ignorato. Solo in quel modo, come accade ad esempio per il Barolo, avremmo valorizzato il territorio e non il vitigno. Ma nessuno colse quella intuizione».

Salvatore Tatullo, storico sommelier ed esperto conoscitore della viticoltura e di enologia, rimarca l’occasione perduta.

«Altre regioni italiane ed estere hanno iniziato ad apprezzare il Primitivo e le richieste sul mercato internazionale, ben più importanti del mercato interno, impongono delle riflessioni e delle immediate azioni, in quanto il gradimento del Primitivo ha già avviato una serie di attività per cui verrà un giorno in cui la concorrenza sul nome di vitigno diverrà un danno commerciale e omologante per i vini del Primitivo» l’opinione di Salvatore Tatullo. «Ciò si é verificato in modo eclatante per il Prosecco, dapprima utilizzato come complemento della docg di Conegliano e Valdobbiadene e poi esteso come doc a nove province del Veneto e del Friuli. I Paesi vicini dell’est hanno inoltre imitato il nome ponendo in etichetta “Prosec”.

Accade ora che il Primitivo è coltivabile anche in Sicilia. Occorre pertanto pensare assolutamente al futuro, seppur con estremo ritardo. Ma é necessario pensare ora alla strategia dei cru (termine riservato a Francia e Lussemburgo). Da secoli in Francia il nome del vitigno non compare nelle doc Bordeaux, Bourgogne, Champagne: non portano il nome delle varietà in etichetta, ma solo il nome geografico, proteggibile legalmente e inimitabile anche sul piano internazionale. Non solo, le grandi denominazioni francesi hanno una classificazione dei cru sempre con nome geografico. In Italia la tradizione del nome di vitigno in etichetta continua, nonostante le concorrenze interne fra zone di produzione con lo stesso vitigno.

La legislazione italiana già con la 164/92 ha previsto la piramide delle doc e docg, con al vertice le sottozone e le microzone (ora denominate Menzioni Geografiche Aggiuntive) e la “vigna”(ideata per sostituire il termine cru).

Questa linea dei “cru” consente di mettere in secondo ordine il nome del vitigno nell’etichetta principale che, con il tempo, può essere relegato alla contro-etichetta. E’ una strategia di marketing che investe sui nomi geografici, grandi e piccoli (come desiderano i consumatori avveduti italiani e internazionali), che non può essere confusa o imitata. Per il Primitivo è assolutamente necessario costruire con saggezza e chiaroveggenza, una linea di protezione del territorio, proprio e insostituibile».











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