martedì 24 settembre 2024


27/05/2020 10:40:41 - Salento - Attualità

«Con 4 milioni di cittadini, la Puglia dovrà avere 560 letti: oggi sono 304, dunque dobbiamo aggiungerne 260 a fronte dei 300 previsti dal piano per la fase-2»

Da settembre-ottobre la Puglia avrà 260 posti letto di terapia intensiva in più. Serviranno per quella che impareremo a chiamare fase-3, ma non saranno legati (solo) all’emergenza covid e alla temuta seconda ondata: verranno attivati a tempo indefinito. È l’effetto dell’articolo 2 del Decreto legge 34, che la Regione sta implementando in queste ore con l’obiettivo di presentare il piano al ministero della Salute prima della scadenza del 19 giugno. «Ma noi - dice il capo del dipartimento Salute, Vito Montanaro - ci siamo mossi già prima e guardando agli scenari futuri: non ci occuperemo solo della dislocazione fisica dei posti letto, ma della logistica, delle forniture, del personale e dell’integrazione ospedale-territorio».

Partiamo dai posti letto di intensiva. Dall’emergenza i cittadini hanno capito che l’Italia ne ha molti meno, ad esempio, della Germania. E dunque che non bastano.
«Abbiamo già avuto la prima riunione con il ministero per l’adeguamento dei posti letto di terapia intensiva al 14 per mille. Con 4 milioni di cittadini, la Puglia dovrà avere 560 letti: oggi sono 304, dunque dobbiamo aggiungerne 260 a fronte dei 300 previsti dal piano per la fase-2».

Qual è la differenza?
«Non sono posti di terapia intensiva “per” il covid ma “a seguito” del covid. Dobbiamo adeguare la rete, questo diventerà il nuovo standard a cui fare riferimento».

Come verranno distribuiti sul territorio?
«Su questo è in corso una discussione. Di sicuro non possiamo attivare letti di terapia intensiva e subintensiva in posti piccoli da 50-60 posti letto. Ci stiamo orientando verso ospedali da 120-150 posti letto, di cui il 20% di intensiva e il resto ripartiti tra pneumologia e infettivi. Due possibilità: “strutture nelle strutture” tipo quelle che sono state create al Miulli di Acquaviva e ad Asclepios oppure, meglio, strutture vicine a grandi ospedali come i Policlinici di Foggia e Bari ma totalmente separati dagli altri reparti. Questo perché non possiamo di nuovo bloccare l’attività».











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