martedì 24 settembre 2024


13/06/2020 07:48:29 - Salento - Attualità

La donna (una professionista leccese) fu costretta poi a sottoporsi ad un intervento chirurgico per la rimozione dell’amo

Il pubblico ministero della Procura di Lecce Paola Guglielmi ha aperto un fascicolo sulla vicenda di una donna salentina che aveva ingoiato un amo mangiando una polpetta di polpo in un ristorante di Porto Cesareo. A finire indagati, un atto dovuto per l’accertamento delle reali responsabilità, sono il ristoratore titolare del locale, il cuoco che preparò la pietanza, due medici specialisti che visitarono la donna, il medico di famiglia della signora e anche il radiologo che effettuò gli esami a seguito dell’increscioso episodio. Per tutti, a vario titolo, l’ipotesi di reato contestata è quella di lesioni personali in concorso.

Alcuni dei presunti protagonisti della vicenda sono già stati ascoltati (come il cuoco che si è discolpato perché quel giorno non sarebbe stato in servizio) mentre nei prossimi giorni i giudici incontreranno tutti gli altri.

La storia è emersa a fine novembre dello scorso anno quando fu necessaria una operazione chirurgica, e successivamente un ricovero nel reparto di Rianimazione, per salvare la vita ad una professionista leccese. Insieme al cibo, infatti, la signora aveva ingoiato anche l’uncino di un amo da pesca rimastole poi conficcato probabilmente nell’esofago. Fu necessaria una complicata operazione chirurgica tra gola e torace, effettuata al «Fazzi» di Lecce. Solo così fu possibile individuare l’uncino di metallo e debellare un pericoloso ascesso causato dall’infiammazione scaturita dallo stesso.

Si trattava di un tipico pranzo a base di pesce, come da tradizione sullo Ionio. Tra gli antipasti c’erano anche le polpette di polpo, prelibatezza della zona. Sulle prime non sarebbe stato avvertito nulla di strano. La donna, cioè, non si sarebbe resa conto, durante la masticazione, di aver ingoiato anche un pezzo di acciaio insieme al cibo. Ma dopo qualche giorno sono incominciati i problemi, arrivati con dolori alla base del collo e febbre. Dagli esami del sangue, però, è emersa l’infezione in atto e le successive indagini radiologiche (ora, parrebbe, effettuate tardivamente) hanno individuato quel corpo estraneo che stava causando quel pesante malessere. In corpo aveva un uncino di metallo, residuo di un amo da pesca rotto in due. La parte superiore, la cosiddetta paletta che quella con l’anello, probabilmente è stata tirata su dal pescatore insieme con la lenza. Il polpo, invece, aveva trattenuto la parte ricurva con l’uncino che ha il compito di conficcarsi nella bocca del pesce o della preda, il cosiddetto ardiglione. La signora è stata operata non appena la sua situazione è sembrata del tutto chiara ai medici. Ed anche di questo “tempo” intercorso, evidentemente, dovranno occuparsi i giudici.











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