lunedì 30 settembre 2024


04/01/2009 10:51:19 - Manduria - Attualità

Saranno investiti 200 milioni di euro per ricavare 500 litri di acqua al secondo in più

 
Duecento milioni di euro nella programmazione dei fondi comunitari 2007-2013. Al piano pugliese per ricavare acqua potabile dal mare attraverso la dissalazione corrisponde ora anche una voce di bilancio. Il silenzio del governo nazionale sulla richiesta di dichiarazione dello stato d’emergenza ha costretto il governo di Nichi Vendola a virare sull’individuazione dei canali di finanziamento delle opere. Il ricorso ai fondi strutturali è confermato dall’assessore regionale alle Opere pubbliche, Onofrio Introna.
Lo stesso assessore, sempre in materia di approvvigionamento idrico, annuncia che il 12 gennaio è in programma il collaudo, a opera ultimata, del nuovo allaccio tra la diga di San Giuliano e l’invaso del Sinni. La condotta consentirà un prelievo di circa 10 milioni di metri cubi d’acqua destinati a sostenere l’ulteriore risalita dei livelli di una delle riserve idriche fondamentali per alimentare i rubinetti delle utenze potabili pugliesi. Al momento, nel Sinni ci sono 64 milioni e settecentomila metri cubi circa d’acqua. Nonostante le ripresa dell’ultimo mese, in costanza di un prelievo di 2500 litri al secondo, la portata è ancora sotto il 50% di quella registrata nello stesso periodo dello scorso anno.
«Ma contiamo - spiega Introna - in condizioni meteorologiche che annunciano ancora pioggia per i prossimi giorni e soprattutto neve. La situazione sta evolvendo in maniera positiva. Dopo tre anni terribili e una crisi che probabilmente non si registrava, in queste proporzioni, da 25 anni, stiamo tornando lentamente alla normalità».
I primi tre mesi del 2009 saranno fondamentali per la messa a punto del piano strutturale di interventi in materia di approvvigionamento idrico. Entro marzo, inoltre, dovrebbe arrivare in Consiglio regionale anche il piano per la tutela delle acque, attualmente al vaglio della società incaricata di esaminare le decine e decine di osservazioni giunte.
«Uno degli interventi di maggiore importanza - è ancora Introna che parla - riguarda i dissalatori. L’Anci sta completando l’opera di verifica con i Comuni che hanno dichiarato la loro disponibilità a ospitare uno degli impianti. Se si riesce a partire con il quadro definitivo delle localizzazioni entro questa primavera, è verosimile pensare che i primi dissalatori medio piccoli siano pronti per l’estate del 2010».
A osservare la mappa con le ipotesi di ubicazione dei dissalatori, non c’è più il Chidro, e ci sono solo gli impianti che non impattano con aree protette e di particolare pregio naturalistico (in quanto tali protette per la presenza di particolari habitat che sono anche motivo di attrazione per la popolazione turistica) si troverebbero a Nardò (apparentemente distante dal parco di Porto Selvaggio), Salve, Ugento, Alliste, Racale, Morciano di Leuca, Patù, Melendugno, Lecce-Torre Chianca e Torchiarolo. I dissalatori con la maggiore portata (la Regione vorrebbe realizzarne quattro in totale da 500 litri al secondo), sarebbero possibili in presenza di serbatoi in grado di stoccare l’acqua nelle stagioni piovose. A queste caratteristiche, tra quelle già citate, corrispondono le ipotesi di localizzazione di Nardò, Melendugno e Torchiarolo. Se alla rete salentina si aggiunge l’impianto di Bari (tra Fesca e Palese), il quadro potrebbe essere completo. Resterebbe da chiarire la questione dei costi: più vicina la localizzazione è al mare, meno costa. Più vicina la localizzazione è ad una fonte di acqua salmastra, meno costa. Il resto, in termini di abbattimento dei costi, dovrebbe farlo l’alimentazione energetica da fonti rinnovabili.










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