lunedì 23 settembre 2024


12/12/2020 11:57:58 - Salento - Attualità

Veniamo al mondo per essere felici e tutto dovrebbe avere questo fine, ma si finisce per non esserlo abbastanza e la vita intanto ci sfugge di mano. L’esistenza è oggi sottoposta a ritmi frenetici, che la sovraccaricano, rendendoci sempre più vulnerabili

Finché si è piccoli, se si è favoriti dalla sorte, si dipende serenamente dai grandi, ma non appena si diventa adulti e si entra nel mondo del lavoro le cose cambiano. Il lavoro occupa gran parte del nostro tempo e a volte lo fa in modo inopportuno. Quando si ha una famiglia è cosa risaputa che l’educazione dei figli si deve necessariamente delegare a qualcun altro. I bambini più fortunati avranno un buon maestro che saprà fare le veci dei genitori, quelli meno fortunati nella migliore o nella peggiore delle ipotesi cosa avranno?

La riflessione non muove una critica al lavoro come diritto a realizzarsi, ma alle possibili distorsioni che da esso scaturiscono: la fortuna di trovarne uno,  gli espedienti e i compromessi che bisogna fare per tenerselo, i ricatti, il tempo sacrificato, l’evoluta preparazione dei cibi consumati in fretta, le emergenze reali o costruite e una serie d’illusione create dal mercato, che pare avere la bacchetta magica. Intanto noi lavoriamo e lo facciamo innanzitutto per consumare, sempre di più. Nel frattempo i figli crescono, gli amici se ne vanno altrove e i nostri cari partono per altri viaggi. Tuttavia ci è sempre concesso di spendere per la famosa trappola di soddisfare i nostri bisogni e per non uscire dal giro.

Come membri di una società dovremmo porci delle domande e rispondervi con sincerità.

Il modello di consumo e di sviluppo che abbiamo creato ci rende realmente contenti? Dove stiamo andando? La nostra corsa sembra o no come quella di un criceto in gabbia sulla sua bella ruota?

Il sistema, così com’è, possiede elementi concreti per renderci felici?

E pur vero che vedendo tante di quelle cose, le vorremmo possedere tutte, come ad esempio l’aspetto fisico prestabilito dalla nuova società. Ma è questo il destino della vita umana o c’è qualcosa che ci è sfuggita di mano? Stiamo governando il mercato o è il mercato che ci sta governando? Facciamo il gioco di qualcun altro? Forse.

Così facendo però stiamo dimenticando chi siamo, la solidarietà, la tolleranza e tante altre virtù imputabili all’uomo. Finiremo per non saper più governare le forze che abbiamo creato, perché queste ci governeranno, paralizzandoci. E se fosse l’iperconsumo di questa civiltà usa e getta ad ammalare il mondo?

Qualcuno comincia a darsi delle risposte che ci portano a comprendere e a contemplare la necessità di lottare per un'altra cultura, ma se dobbiamo combattere per qualcosa dovremmo farlo per la felicità umana. Lo sviluppo e il progresso non possono andare contro l’umanità, ma a favore!

Il problema, forse, non è di origine economico, ma politico ed etico. Si sono create delle delicatissime fasi di transizione a cui non sta seguendo nessun nuovo modello alternativo. Ovviamente l’impresa richiede un grosso impegno, ma non possiamo farci sfuggire l’occasione di riparare.

Questa guerra fredda si combatte recuperando il repertorio della semplicità, proprio perché la serenità, ossia la FELICITÀ (che alimenta la buona salute) è il dono più prezioso; dovremmo ricordarcelo sempre.

A Natale regalate la felicità!

 

Francesca Melle











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