lunedì 23 settembre 2024


19/12/2020 11:26:29 - Salento - Attualità

«Sono un essere umano, le domande me le sono fatte. Non sulla scelta se vaccinarmi o no, ma piuttosto su quale tipo di vaccino fare»

Valeria Gullì ha 27 anni. Mamma leccese, è cresciuta a Roma ma ogni estate torna nel Salento ad abbracciare i suoi cari e trascorrere le vacanze. Oggi è un medico che lavora in un pronto soccorso di Londra e che il 9 dicembre scorso ha ricevuto la prima dose del vaccino Pfizer.

Il giorno seguente ha scritto un post su Facebook per rassicurare tutti e promuovere la vaccinazione. Dottoressa, lei è stata fra i primi a ricevere il vaccino. Può considerarsi una privilegiata...

«Certamente, non riesco ancora a credere di essere riuscita a riceverlo appena il primo giorno di distribuzione nel mio ospedale. Il 5 gennaio farò il richiamo e sette giorni dopo avrò una protezione completa».

Concretamente qual è stata la procedura con cui ha avuto accesso alla vaccinazione?

«È stato veramente facile. La struttura per cui lavoro ha inviato a tutti un form da compilare on line. È necessario avere dei requisiti, ad esempio non bisogna essere soggetti allergici, non si deve allattare o programmare una gravidanza. Poi bastava mettersi in fila e aspettare il proprio turno. C’erano parecchi colleghi, eravamo tutti molto felici».

Non ha avuto nessuna remora?

«Sono un essere umano, le domande me le sono fatte. Non sulla scelta se vaccinarmi o no, ma piuttosto su quale tipo di vaccino fare. Alcuni colleghi mi hanno scritto chiedendomi come mai avevo preso questa decisione così presto. Ma è importante fidarsi della scienza. Nella storia i vaccini sono sempre stati efficaci, hanno sconfitto tante malattie. Fra i più recenti penso a quello contro il papilloma virus che ha drasticamente ridotto i casi di tumore alla cervice. Perchè questo dovrebbe essere diverso? Se è stato approvato è perchè ha raggiunto elevati standard di sicurezza. Ha un’efficacia del 95 per cento, e alla luce della sua composizione i rischi per eventuali effetti collaterali sono davvero minimi».

Cosa direbbe per convincere i più scettici a vaccinarsi?

«Informatevi. Andate a vedere gli studi, ascoltate gli scienziati. L’unico modo per proteggerci dal virus è il vaccino. Fatelo per voi stessi ma anche per gli altri. Ci sono tante persone che soffrono di alcune patologie e per questo non possono vaccinarsi. E’ importantissimo raggiungere l’immunità di gregge. Io cerco di incoraggiare i pazienti. Devo dire che gli anziani sono più coraggiosi, mentre i giovani si fanno più domande».

Secondo lei il vaccino dovrebbe essere obbligatorio?

«In questa prima fase, a mio avviso, sarebbe opportuno solo per le categorie a rischio: i sanitari, il personale della Rsa, i badanti. Ora renderlo obbligatorio per tutti sarebbe complicato, magari solo per chi ne ha bisogno e poi col tempo estenderlo all’intera popolazione. Ma dovrebbe essere il senso civico di ognuno di noi a farci fare questa scelta. Abbiamo visto troppa sofferenza, troppi morti. Il Covid è brutto. Io lavoro in pronto soccorso, ci sono moltissimi casi. Ho visto tanti giovani arrivare in ospedale, e in pochissimo tempo la situazione degenera».

 

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno











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