martedì 24 settembre 2024


09/02/2021 11:36:23 - Provincia di Taranto - Attualità

«Un conto è dover chiudere per assecondare, con senso di responsabilità, l’esigenza di limitare al massimo le possibilità di contagio e contribuire ad alleggerire la pressione ospedaliera, altra cosa è scoprire che potrebbero esserci stati errori nel conteggio dei posti di Terapia Intensiva»

“Le aziende che operano nel settore della ristorazione in provincia di Taranto, al momento attive, sono 2.845”.

Francesca Intermite, presidente di Casa Impresa parte da numeri  piuttosto emblematici per  esaminare una situazione che si mostra tutt’altro che rassicurante.

“La media degli occupati in questo ambito – prosegue la presidente di Casa Impresa - su tutto il territorio nazionale, è del 5,9%. Volendo contestualizzare e riportare il discorso su Taranto, il settore assorbe 8.535 unità. Nel 2020 abbiamo registrato l’iscrizione di  80 nuove imprese e la cessazione di 139, con il risultato di 59 realtà in meno rispetto al precedente anno. Parliamo di 177 posti di lavoro persi nel 2020, di cui la quasi totalità (99%) sono donne. Piuttosto eloquente il dato di dicembre che di solito si caratterizza come periodo  particolarmente effervescente sotto il profilo lavorativo.

Una doverosa premessa, fatta di dati numerici, che ci consente di tratteggiare i contorni di una situazione complicatissima. Questi sono gli effetti della chiusura di bar e ristoranti, decisa per far fronte alla necessità di contenere il diffondersi della pandemia.

Ma – sottolinea la presidente di Casa Impresa – un conto è dover chiudere per assecondare, con senso di responsabilità, l’esigenza di limitare al massimo le possibilità di contagio e contribuire ad alleggerire la pressione ospedaliera, altra cosa è scoprire che potrebbero esserci stati errori nel conteggio dei posti di Terapia Intensiva di alcuni nosocomi tali da determinare l’ingiusta collocazione della Puglia in zona arancione, limitando in misura importante le attività dei pubblici esercizi.

Una categoria letteralmente in ginocchio, imprenditori in affanno, posti di lavoro persi, famiglie che non sono più in grado di coprire i bisogni essenziali: questo lo scenario. Se dovessimo scoprire che è frutto di valutazioni errate sarebbe paradossale, in un momento in cui al contrario è indispensabile garantire un sostegno  a quello che sicuramente è uno dei settori più provati.

Altrettanto paradossale è che – conclude Francesca Intermite – non vengano individuate le eventuali responsabilità”.











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