martedì 24 settembre 2024


17/02/2021 14:14:24 - Provincia di Taranto - Attualità

Alcuni medici dell’istituto Mario Negri e dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo hanno preparato un documento: il medico di base può somministrare in questa fase farmaci antinfiammatori come l’Aspirina e l’Aulin

Un documento per battere il Coronavirus sul tempo, cominciando a curarlo già a casa appena si manifestano i primi sintomi e mentre si è attesa dell'esito del tampone a conferma o meno della positività. Lo hanno scritto i medici dell’Istituto Mario Negri e dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo Giuseppe Remuzzi, Norberto Perico, Monica Cortinovis e il professor Fredy Suter e sarà a breve pubblicato sulla rivista Clinical and Medical Investigation. Si tratta di una notizia importante, che potrebbe aiutare non solo i pazienti ma anche a ridurre la pressione sul sistema sanitario evitando che i disturbi provocati dall'infezione da Sars-CoV-2 degenerino fino a rendere necessario il ricovero in terapia intensiva. Il testo è stato stilato per rispondere alle richieste che stanno arrivando al Negri da medici e ospedali di mezzo mondo, ma differenza del protocollo Bassetti e del vademecum dei medici lombardi non rende necessario attendere il risultato del tampone per intervenire.

Nella prima fase usare antinfiammatori

Come si legge nelle anticipazioni pubblicate dal Corriere della Sera, diventa fondamentale in questo caso la figura del medico di base. Secondo quanto previsto nel nuovo documento, stilato sulla base di quanto sperimentato nei mesi scorsi, appena c’è un sintomo riconducibile a Covid-19, come tosse (presente nel 67% dei casi), febbre (43%), stanchezza, mialgia, mal di gola, nausea, vomito, diarrea, si fa il tampone, ma non si aspetta che arrivi l'esito, e si comincia subito la cura, trattando così il Coronavirus come qualunque altra infezione delle vie respiratorie. Dunque, il medico di base può somministrare in questa fase farmaci antinfiammatori come l’aspirina e l’Aulin (che però non devono mai essere mischiati). Mai la tachipirina, perché il paracetamolo non ha proprietà antinfiammatorie e quindi non è in grado di inibire l’enzima che scatena le infiammazioni all’interno del corpo.

Cosa utilizzare nei casi più gravi

A questo punto, si procede con pochi e semplici esami, fattibili anche a domicilio, come il classico prelievo di sangue, per vedere se non vi sia un rialzo degli indici di infiammazione e tenere sotto controllo gli altri valori, a cominciare dalla coagulazione e dalla funzione renale. La durata del trattamento dipende dall’evoluzione clinica. Nei casi più gravi, si passa all'utilizzo di cortisone ed eparina, mentre nei soggetti più fragili si può utilizzare anche l’Azitromicina, un antibiotico, e il medico può decidere anche di somministrare ossigeno. Per il momento il protocollo è stato sperimentato su una cinquantina di pazienti con tampone positivo. Presentavano tutti sintomi lievi e sono guariti senza essere ricoverati in ospedale.











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