lunedì 23 settembre 2024


18/02/2021 09:45:46 - Salento - Attualità

Visitare Parabita non è solo ammirare il castello o la Basilica: ogni luogo è una nuova sensazione, è un’immersione totale nelle radici in cui affonda le proprie origini e la percezione di sentimenti forti che in questo piccolo borgo sono racchiuse in tradizioni che si susseguono da generazione a generazione

Parabita è un comune piccolissimo della provincia di Lecce, nel basso Salento che conta meno di 9.000 abitanti e a soli 10 km da Gallipoli, un paesello che racchiude palazzi signorili e un castello medievale.

Il castello angioino aveva una funzione difensiva e si erge su una collina alle cui pendici si apre la piazza Umberto I. Il castello è attualmente abitato quindi non visitabile internamente.

Il nome di Parabita è legato alla vocazione della Madonna della coltura, patrona della città e alla quale è stata dedicata l’omonima basilica.

Visitare Parabita per me non è stato solo ammirare il castello o la Basilica, ogni luogo è una nuova sensazione, è un’immersione totale nelle radici  in cui affonda le proprie origini e la percezione di sentimenti forti che in questo piccolo borgo sono racchiuse in tradizioni che si susseguono da generazione a generazione: sagre e feste sacre che uniscono l’intera comunità tra preparativi che durano a volte anche giorni, unendo anziani e ragazzi.

L’armonia, l’amore per ciò che si  fa e il sentirsi indispensabili indipendentemente dall’età è veramente qualcosa di cui non si dovrebbe rimanere stupiti.

La festa principale è quelle dedicata alla Madonna della cultura (Matonna ta Cutura) la prima domenica del mese di giugno e in questi tre giorni di festeggiamenti vi è la rievocazione di una leggenda che narra di un contadino che mentre arava la terra notò un masso sul quale era dipinta un’immagine sacra della Madonna col Bambino.

Entusiasta della scoperta corse in paese per annunciare l’accaduto portando con se la pietra e lasciandola custodita in chiesa.  Il giorno seguente gli abitanti che si recarono a pregare davanti alla pietra si accorsero che il masso era sparito e che era miracolosamente tornato nel luogo in cui era stato trovato dal contadino. Da quel momento, la venerazione della Madonna diventò anche un rito con cui chiedere un raccolto sano e ricco.

A mezzogiorno in punto dopo la Santa Messa, i Curraturi (coloro che corrono) ricordano la corsa del contadino verso Parabita per annunciare la scoperta e si fermano ai piedi della statua della Madonna, sotto la Porta di Gallipoli (“sutta a porta”), una delle 3 porte della cinta muraria della città.

Il percorso della corsa col passare del tempo si è allungato: oggi questa corsa viene chiamata anche “La gara del chilometro”.

Altra tradizione in occasione del Corpus Domini è l’infiorata. Si uniscono i due comuni, Parabita e Felline lungo un tappeto di fiori.

I preparativi iniziano qualche mese prima: si cerca di raccogliere quanti più fiori di svariati colori, si conservano al fresco all’interno di cassette in base alla cromia. Oltre ai fiori si raccolgono materiali di scarto come i fondi di caffè, farine e cereali scaduti.

Si procede poi con l’elaborazione dei disegni su carta e a seguire per terra.

Si delimitano i contorni con terra e si riempiono gli spazi vuoti coi fiori del colore prescelto, utilizzando  anche del sale colorato per meglio definire le sfumature.

Con queste basi, adulti, ragazzi e bambini, uniti da fede, tradizione e spirito d’appartenenza, danno vita ad un capolavoro assoluto.

Cosa nasconde ancora Parabita? Una grotta nella quale furono ritrovate due statuette risalenti al paleolitico. Una primordiale forma d’arte raffigurante donne in stato di gravidanza ed oggi custodite nel museo MArTA di Taranto. Altro monumento se così vogliamo definirlo è il museo monumentale costruito in carparo (pietra tipica della zona) secondo un progetto ricco di ispirazioni archeologiche.

Annalisa Pizzi

 











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