martedì 24 settembre 2024


29/04/2021 11:05:26 - Manduria - Attualità

Il premio ora assegnatole riguarda le ricerche effettuate sul sonno e sul cronotipo (l’attività di un soggetto in particolari momenti della giornata): le tendenze “allodola” e “gufo”

 

«Tornare alle regole ancestrali dei nostri nonni che rispettavano i ritmi circadiani, non indulgevano al “tiratardi”, eseguivano

attività fisica lavorativa, si alimentavano come natura comanda, dormivano come Dio comanda».

È il suggerimento di salute della prof. Giovanna Muscogiuri, appena insignita, dalla Società Europea dell’Obesità, del premio «migliore ricercatrice europea» per gli studi effettuati nell’ambito dell’obesità.

La professoressa è nata a Manduria, laureata e specializzata a Roma (univ. Cattolica) e attualmente ricercatrice e dirigente

medico in endocrinologia presso l'Università Federico II di Napoli ed ha anche ricevuto, in precedenza, l'Early Investigator

Award dell'Endocrine Society (Soc. Usa di Endocrinologia), i premi under 40 di quella italiana e della Società Europea della

Nutrizione 2019.

Il premio ora assegnatole riguarda le ricerche effettuate sul sonno e sul cronotipo (l’attività di un soggetto in particolari momenti della giornata).

«Nei cronotipi – dice la prof. Muscogiuri – la variazione normale dei cicli sonno/veglia varia da circa 2 ora prima a 2 ore dopo rispetto alla media. Le persone che hanno attitudine a svolgere le proprie attività al mattino (allodole) o alla sera (gufi) ed eccedono rispetto alle variazioni, possono avere difficoltà nel lavoro, nella scuola e nelle attività sociali.

Se una persona ha forti tendenze “allodola” o “gufo”, tali da non permettere una partecipazione normale alla società, viene considerata affetta da un disturbo circadiano del sonno. Questo ha influenza sul metabolismo, sul comportamenti e sull’equilibrio del soggetto in particolar modo con obesità e/o diabete o altra malattia del metabolismo».

«La “rivoluzione” della mia ricerca –continua la prof. Muscogiuri - sta nel fatto che contrariamente a quanto abitualmente si fa nell'approccio al paziente con obesità “mettendolo a dieta”, ovvero riducendo l’introito di calorie, le mie scoperte scientifiche hanno dimostrato che, oltre a ridurre il quantitativo di calorie giornalmente introdotte e fare regolare attività

fisica, occorre assicurarsi che il paziente dorma bene e incoraggiare il paziente a diventare “allodola” qualora fosse “gufo”.

È quanto noi abitualmente facciamo nel “Centro Cibo” dell’università Federico II di Napoli , diretto dalla prof. A.M. Colao. Dalle mie ricerche é emerso infatti come, a parità di eccesso di peso, chi dorme male e/o svolge le proprie attività quotidiane in prevalenza di sera (“gufo”) è maggiormente predisposto a sviluppare malattie metaboliche come diabete e ipercolesterolemia».

«Ho anche rilevato che – aggiunge – il recente lockdown ha determinato, nei soggetti con obesità, la comparsa di disturbi del sonno che si sono tradotti in un incremento del peso corporeo e quindi c’è un maggior numero di soggetti obesi tra la popolazione e conseguente maggior rischio di mortalità da coronavirus.

Qualsiasi tipo di prevenzione dell'obesità riduce il numero di soggetti vulnerabili dal virus. Il take home message (prendi e porta a casa) desumibile dalle mie ricerche è che non basta ridurre il quantitativo di calorie o fare attività fisica per perdere peso e prevenire le malattie correlate all'obesità (diabete mellito di tipo 2, colesterolo alto, infarto, ictus, cancro ecc.) ma è di fondamentale importanza vivere allineati con il ritmo biologico».

 

Fonte: La Gazzetta del Mezzogiorno











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