lunedì 23 settembre 2024


27/08/2021 07:57:57 - Salento - Attualità

L’inchiesta penale ha riguardato una cinquantina di persone che hanno ricevuto il vaccino senza averne titolo, ma dopo i loro interrogatori è arrivata a un bivio: si procede o si archivia?

Sono 7mila 893 le “anomalie” riscontrate dagli ispettori del Nirs regionale nella prima fase della campagna vaccinale anti-Covid e messe nero su bianco in una relazione consegnata prima dell’estate ai vertici della Regione e poi acquisita dalla Procura e dai Nas. Significa che il 4,71 per cento delle persone che hanno ricevuto la dose da inizio gennaio fino a metà febbraio (167mila 583) sono state inserite nelle categorie prioritarie senza averne diritto.

Un’evidenza che racconta di una prima fase della campagna in cui la corsa al vaccino era sfrenata e che stride con le recenti reticenze di una parte della popolazione.

Gli approfittatori

Sono stati molti quelli che nei primi 45 giorni di campagna vaccinale si sono infiltrati negli hub, quando le somministrazioni erano riservate soltanto al personale degli ospedali e delle Rsa (con relativi ospiti) e alle ditte che lavorano a stretto contatto con le strutture sanitarie. Il lavoro degli ispettori del Nirs — coordinati dall’avvocato Antonio La Scala — è stato lungo e complicato e poi tradotto in una relazione acquisita anche agli atti dell’inchiesta penale, coordinata dal pm Baldo Pisani e dal procuratore aggiunto Alessio Coccioli.

Delle 7mila 893 anomalie riscontrate, ben 2mila 814 sono state scoperte in provincia di Bari. Uno dei dati che è saltato maggiormente agli occhi è stato il gran numero di operatori sanitari, che all’epoca sono risultati vaccinati: 134mila 876, un numero evidentemente troppo alto a metà febbraio, considerato che ancora oggi ci sono medici e infermieri che non hanno ricevuto la somministrazione.

L’inchiesta penale

Ha riguardato una cinquantina di persone che hanno ricevuto il vaccino senza averne titolo, ma dopo i loro interrogatori è arrivata a un bivio. Al rientro dalle ferie i magistrati dovranno infatti decidere se esercitare l’azione penale o chiedere l’archiviazione per le persone indagate per i reati di false dichiarazioni sulle qualità personali, truffa, inosservanza dei provvedimenti dell’autorità, falso ideologico e falso in documenti informatici.











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