lunedì 23 settembre 2024


12/01/2022 09:54:18 - Provincia di Taranto - Cronaca

I rifiuti furono sotterrati o incenerito nelle province di Lecce e Taranto. Secondo la procura i pugliesi coinvolti avrebbero offerto la disponibilità dei terreni per lo stoccaggio e la distruzione dei materiali

Con l'accusa di traffico di rifiuti speciali e pericolosi, smaltiti nel Salento e provenienti dalla Campania, il pm della Dda di Lecce, Milto Stefano De Nozza,ha chiesto il rinvio a giudizio di 44 persone, 13 delle quali furono arrestate lo scorso maggio dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Lecce e dalla Guardia di Finanza di Taranto. Coinvolta come persona giuridica anche una società campana.

L'inchiesta aveva riguardato 600 tonnellate di materiale proveniente da produzioni industriali che sarebbero state interrate in una masseria del Salento o incendiate all'aperto nelle province di Lecce e Taranto: a Surbo, Crispiano e in una cava di Mottola. L'udienza preliminare è fissata per il 14 giugno prossimo. I fatti risalgono agli anni 2018 e 2019, ma le condotte illecite, secondo gli inquirenti, sarebbero proseguite anche in epoche successive.

Secondo quanto aveva ipotizzato la procura, i pugliesi coinvolti avevano offerto la disponibilità di terreni per le operazioni di stoccaggio e sarebbero state condotte operazioni di scavo e di tombamento “con evidente e conseguente gravissimo e diffuso danno ambientale dovuto all'infiltrazione nel terreno delle componenti nocive nella fase di deterioramento dei rifiuti”. Con lo smaltimento illecito la società produttrice di rifiuti avrebbe ottenuto un risparmio di almeno 100mila euro.











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