lunedì 23 settembre 2024


19/02/2022 17:00:11 - Provincia di Taranto - Cronaca

«Com’è possibile che nel 2022 si possa avere un'assistenza da terzo mondo, non certo per colpa di chi ci lavora?»

Riceviamo e pubblichiamo una denuncia del consigliere regionale Renato Perrini.

«Nei prossimi giorni incontrerò il nuovo direttore generale, Colacicco, per parlare delle tantissime criticità che la Sanità tarantina presenta: mega ospedali in costruzione e altri ridimensionati, mancanza di operatori sanitari, sovraccarico di lavoro per quelli in organico, disorganizzazione etc etc...

Ma oggi voglio raccontarvi una storia di sanità che può sembrare 'minore' ma per me è il problema dei problemi perché tocca la carne viva di chi ha a che fare ogni giorno con la sanità tarantina.

Una donna di 94 anni viene trasportata dal 118 all'unico pronto soccorso che la provincia ha, quello del Santissima Annunziata di Taranto, con un piede in necrosi a causa del diabete. Resta al Pronto soccorso fino alle 2 e mezza della notte: 14 ore e poi mandata a casa.

Potrei avere qualcosa da dire anche sul mancato ricovero, ma voglio soffermare l'attenzione su quelle 14 ore che l'anziana è stata li. Da sola. Per ore senza che nessuno le si avvicinasse per chiederle se avesse bisogno anche di un bicchiere d'acqua, i parenti mi hanno raccontato che addirittura più volte lei ha chiesto che le passassero la borsa, dove aveva una bottiglietta d'acqua, ma inutilmente.

E' andata peggio con la richiesta di andare in bagno, alla fine la povera anziana ha urinato bagnando il suo abbigliamento.

Il mio ruolo è quello di consigliere regionale di opposizione, non ho compiti politici e decisionali per cambiare tutto questo, ma francamente mi sono vergognato. Com'è possibile che nel 2022 si possa avere un'assistenza da terzo mondo (non certo per colpa di chi ci lavora)? Anzi ai medici, infermieri e tutti gli altri operatori sanitari che svolgono un lavoro straordinario, senza risparmiarsi, va un plauso.

E allora al nuovo direttore generale farò una chiesta precisa: adibire personale all'assistenza umana, prima ancora che sanitaria, di chi è costretto a stare ore e ore nei pronto soccorso pugliesi. Un operatore che possa stare vicino, come farebbe un parente (visto che a quest'ultimo è impedito). Perché al centro della Sanità c'è l'uomo fragile e ammalato, non un numero».











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