lunedì 23 settembre 2024


02/02/2023 12:07:17 - Provincia di Taranto - Cronaca

Dalle risultanze investigative, sembra che l’uomo, già condannato con sentenza definitiva per il reato di atti persecutori nei confronti della ex moglie, abbia continuato a sottoporre la stessa a continue e ripetute condotte moleste, a minacce – anche di morte – oltre che a violenze fisiche e verbali

I poliziotti del Commissariato di Grottaglie hanno arrestato un uomo di 63 anni in esecuzione di un’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale di Taranto perché presunto responsabile dei reati di atti persecutori nei confronti dell’ex coniuge e di furto in abitazione.

Dalle risultanze investigative, sembra che l’uomo, già condannato con sentenza definitiva per il reato di atti persecutori nei confronti della ex moglie, abbia continuato a sottoporre la stessa a continue e ripetute condotte moleste, a minacce – anche di morte – oltre che a violenze fisiche e verbali.

Il predetto, dedito all’uso di sostanze stupefacenti da diversi anni e al quale era stata revocata la patente, si sarebbe introdotto nell’abitazione della donna che vive al piano superiore dello stesso stabile impossessandosi delle chiavi dell’autovettura in uso alla ex moglie per poter acquistare la droga di cui faceva uso.

In diverse occasioni, inoltre, l’uomo le avrebbe chiesto di accompagnarlo con l’autovettura ad acquistare dosi di sostanza stupefacente e, di fronte al suo rifiuto, l’avrebbe minacciata ed aggredita fisicamente, costringendola a ricorrere alle cure mediche.

A causa dei reiterati e continui comportamenti vessatori dell’uomo, che hanno ingenerato nella donna un perdurante stato d’ansia e di paura per la sua incolumità e per quella del figlio maggiorenne che in diverse occasioni è intervenuto in difesa della madre, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Taranto, accogliendo le risultanze del Pubblico Ministero, ha ritenuto che l’applicazione della misura coercitiva della custodia cautelare in carcere fosse l’unica idonea a garantire le esigenze di tutela della presunta vittima e della collettività.











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