lunedì 23 settembre 2024


03/07/2010 07:50:09 - Maruggio - Attualità

Perché non imporre la realizzazione delle fasce tagliafuoco?

 
«Ogni anno, con l’arrivo del caldo e della bella stagione, una triste consuetudine si ripresenta regolarmente nelle nostre campagne e in quelle vicine: lo scoppio di enormi incendi.
La consapevolezza che questi disastri naturali possano con un po’ di buon senso essere evitati ci lascia sorpresi e indignati.
Riceviamo e inoltriamo una lettera inviataci da un cittadino che risulta essere quanto mai attuale, visto gli ultimi “incidenti” che hanno colpito l’agro di Manduria nei giorni scorsi.
 
“Il giorno 25 giugno u.s. nella tarda mattinata il fuoco ha devastato a Campomarino di Maruggio, in contrada Mirante, una vasta area dunale ricoperta da enormi ginepri secolari, macchia mediterranea ed essenze rare, riducendo una zona fino a pochi giorni fa verde e lussureggiante ad una infinità di scheletri carbonizzati.
Una bellissima parte di riserva naturale inclusa nel sic (sito di importanza comunitaria) è stata distrutta in pochi minuti. Il fuoco è partito, come si può vedere dalle erbe bruciate, nelle vicinanze della masseria Mirante per raggiungere in breve tempo, favorito dalle forti raffiche di vento di tramontana, la strada litoranea.
In passato si erano spesso verificati incendi, ma i proprietari di allora del vasto terreno a
ridosso delle dune avevano sempre fatto arare, prima dell’estate, una larga fascia di sicurezza di circa 25/30 metri evitando così l’espandersi delle fiamme alle dune ricche di piante rare.
Negli ultimi anni tale fascia di sicurezza non è stata mai realizzata, tanto è che due anni fa le dune ad ovest di quelle bruciate pochi giorni fa, più volte hanno presso fuoco distruggendosi in parte. Oggi, come allora, la fascia di sicurezza è stata arata inutilmente immediatamente dopo che l’incendio è avvenuto.
Alla luce di quanto è accaduto, restano da fare alcune spiacevoli considerazioni: è possibile che si istituisca una riserva naturale “Dune di Campomarino” per proteggere un ambiente raro ed unico nel suo genere spendendo centinaia di migliaia di euro per costruire passerelle in legno di accesso al mare al fine di evitare il calpestio di piante; ricostituire con migliaia di piante di essenze rare, ginepri ed altre piante autoctone l’habitat originario; istallare cartellonistica per la sensibilizzazione dei cittadini al rispetto dell’ambiente; delimitare con paletti in legno e staccionate, le zone più belle per evitare l’erosione del vento e del calpestio?
E’ possibile che si faccia tutto ciò e non si vigili sui terreni limitrofi obbligando i proprietari a lasciare ampie fasce pulite di sicurezza? Si spenderebbero solo poche decine di euro per chiamare un trattore evitando danni, come quello attuale, di valore inestimabile. E’ possibile che chi è preposto al controllo del territorio non faccia il
proprio dovere?
Molto probabilmente una segnalazione fatta in tempo alle autorità giudiziarie avrebbe avuto un effetto positivo. Non si può dare colpa ad un evento accidentale o a una disgrazia. Le leggi dello Stato parlano chiaro: chiunque è proprietario di un terreno confinante un bosco, pineta o zone di interesse naturalistico o paesaggistico è obbligato a tenere pulito tale terreno dalle erbe secche e sterpaglie onde scongiurare che un incendio  possa attraversare il proprio fondo intaccando poi quello vicino.
Alla luce di quanto esposto resta l’amarezza di sapere e vedere che in pochi minuti sono andati in fumo ettari di un patrimonio verde che invece doveva essere salvaguardato da tutti a tutti i costi. Un patrimonio che ha un valore inestimabile e che avrà bisogno di decine e decine di anni per ritornare allo stato in cui era prima del 25 giugno”.
 
La consapevolezza che molti di questi incidenti siano di natura dolosa è il
punto cruciale di questo problema.
Ci rimettiamo al buonsenso dei cittadini e delle amministrazioni locali, con
la speranza di affrontare e risolvere in maniera efficace e risolutiva questo
annoso problema».
 
Legambiente Manduria
 










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