lunedì 30 settembre 2024


08/07/2010 21:10:03 - Manduria - Attualità

La madre condannata a 2 anni e 8 mesi; il convivente a 3 anni e 6 mesi. Ma il PM aveva chiesto pene più severe

 
Arrivano le condanne per le sevizie al bambino. I giudici della prima sezione penale del Tribunale di Lecce hanno condannato la madre del piccolo, T. P., a 2 anni e 8 mesi e il convivente, Andrea Magliocca, a 3 anni e 6 mesi.
   Le richieste del pm Angela Rotondano erano state ben più severe: 8 anni e mezzo all’uomo di Aradeo, sei anni alla donna di Manduria. La pubblica accusa contestava i reati di maltrattamenti in famiglia e di lesioni personali gravissime. In camera di consiglio (oltre due ore) si è deciso di assolvere i due dal primo capo di imputazione.
   Quando ieri mattina il sostituto procuratore ha terminato la requisitoria con le sue richieste, la madre del piccolo si è coperto il volto.
   Ha potuto tirare un sospiro di sollievo soltanto nel pomeriggio: la sentenza, infatti, è risultata molto meno pesante del previsto. I due imputati, entrambi 29enni, sono stati rimessi in libertà perché sono cessate le esigenze di custodia cautelare: erano dentro dal 12 settembre.
   I giudici hanno anche sospeso la potestà genitoriale della donna per i prossimi 5 anni (all’uomo anche l’interdizione dai pubblici uffici per due anni).
   I due hanno l’obbligo di mantenersi ad una distanza minima di 20 chilometri dal luogo di residenza del bambino, attualmente ospitato nel centro «La nostra famiglia» di Ostuni.
   Il procuratore speciale del minore, nominato dal Tribunale, si è costituito parte civile con l’avvocato Laura Bruno: riceverà per conto del bambino 20mila euro di risarcimento del danno.
   Gli orrori furono scoperchiati grazie all’intervento di uno zio materno arrivato da Manduria dopo una telefonata della sorella, che aveva ritrovato il nipotino coi denti rotti e con segni di violenza sul volto ed altre parti del corpo. Alcune probabilmente dovute allo spegnimento di una sigaretta sul corpicino. Dalle perizie disposte dalla Procura, è emerso che il bimbo ha subito un disturbo post-traumatico da stress e che a causa delle violenze subite non riconosce più la figura genitoriale come quella di riferimento. I due imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Apollonio ed Antonia De Paolis










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