venerdì 27 settembre 2024


20/07/2010 08:35:58 - Provincia di Taranto - Attualità

L’inaugurazione è fissata per i primi di settembre in occasione delle festività di S. Francesco De Geronimo patrono di Grottaglie

 
 
Un preziosissimo cimelio, dismesso da oltre sessant’anni, torna a far sentire la sua voce delicata e solenne allo stesso tempo e si ripropone
all’occhio e all’orecchio dei fedeli e dei visitatori nella splendida veste rinascimentale, a seguito di un restauro condotto a termine magistralmente dalla ditta Ruffatti di Padova per la parte fonica e strumentale, e dalla ditta Maria Gaetana di Capua di Martina che ha recuperato la bellezza e la raffinatezza della parte lignea. 
Si tratta dell’antico organo della chiesa Madre di Grottaglie che torna così sulla scena, grazie all’impegnativa opera iniziata nel 2001 dall’allora arciprete D. Domenico Lorusso e conclusa in questi giorni dal nuovo parroco D. Eligio Grimaldi.
Per Francesco Ruffatti, uno dei massimi esperti nel campo dell’arte organara, non ci sono dubbi: “Ci troviamo di fronte a un pezzo di straordinaria importanza, sia per la sua antichità che per le peculiarità e caratteristiche tecniche e foniche!”
E’ stato proprio il restauro a disvelare sorprese di carattere storico e tecnico che propongono all’attenzione degli esperti e degli amanti della musica organistica d’Italia e non solo, uno straordinario strumento del quale non si conoscevano né le eccezionali qualità foniche, né le vicende storiche che sono state ricostruite grazie a una puntuale ricerca d’archivio dello storico prof. Rosario Quaranta.
Intanto, per lo stesso Ruffatti l’organo della Chiesa Madre di Grottaglie è certamente il più antico di Puglia e uno dei più antichi d’Italia (l’organo più antico d’Italia, ancora funzionante, è quello di S. Petronio a Bologna che è della seconda metà del Quattrocento); inoltre, per il restauratore, l’organo, a registri separati, presenta alcune particolarità che lo rendono davvero interessante e per certi aspetti unico.
Ad esempio è stato rilevato che il registro del flauto (nel nostro caso “flauto conico”) presenta una tipologia di canne, appunto coniche, che sono anteriori alle altre canne cinquecentesche e sono sicuramente di origine nordica: un ritrovamento che si osserva per la prima volta in Italia, dal momento che altri esempi di questo tipo di registro si ritrovano solo a partire dal del secolo XVII.
L’organo di Grottaglie, pertanto, costituisce sotto questo aspetto un unicum. La zona inferiore dell’organo risulta per Ruffatti rimaneggiata e tagliata; probabilmente la tastiera originaria doveva essere più alta, il che farebbe pensare che veniva suonata in piedi dall’organista e che la pedaliera originariamente non era presente.
La tastiera attuale, composta di 45 tasti, è stata riproposta secondo la tipologia propria del Cinquecento, “a scavezza” ossia mancante di alcune note; anche la piccola pedaliera è stata ripristinata “in sesta” o “scavezza, come d’uso nel Cinquecento.
La composizione fonica originale è stata ricostituita con i seguenti registri e tiranti: Principale, Ottava, Decimaquinta, Decimanona, Vigesimaseconda,Vigesimasesta, Vigesimanona, Flauto in XV (conico), Tiratutti, Tremolo e Usignoli (o Uccelliera).  
Sempre per quanto riguarda l’aspetto fonico, è bene ricordare che lo strumento conserva in pratica tutte le antiche canne originali opportunamente restaurate, liberate da incrostazioni e deformazioni, integrate e ricostruite nelle parti mancanti o corrose dal “cancro dello stagno”. Allo strumento è stata assegnata una “accordatura mesotonica”, propria del secolo XVI, che mostra un certo calo nelle quinte. Altra particolarità è rappresentata in quest’organo da una bellissima “uccelliera” originale, perfettamente
funzionante e risalente sicuramente al Cinquecento, come tutte le altre canne, eccettuate quelle del flauto conico che sarebbero più antiche. 
Per un corretto discorso di restauro storico e di ripristino dello strumento cinquecentesco, è stata tolta la basseria che era stata aggiunta molto tardivamente, probabilmente nell’Ottocento ed è stata sistemata la manticeria realizzata “a libro”, secondo la struttura originaria, cui è stata aggiunta la ventilazione elettrica.
A queste interessanti osservazioni bisogna aggiungere anche quelle che provengono dal restauro della cassa lignea e della cantoria, riportate egregiamente al pristino splendore. Grazie a un lavoro delicatissimo è tornata alla luce un’eccezionale testimonianza di arte rinascimentale, finemente intagliata e decorata con spigliata e piacevole policromia. 
Maria Gaetana Di Capua conferma che i due stemmi su tela dei Colonna, emersi dopo il restauro, risultano apposti su altrettante campatine che dovevano accogliere le canne più piccole; inoltre l’intervento compiuto sia sulla cassa che sulla cantoria ha evidenziato un consistente riutilizzo di materiali di epoca precedente. 
Le importanti novità emerse sul piano tecnico e artistico, hanno trovato preciso riscontro nella ricerca storico-documentale effettuata dal prof. Quaranta che ha diradato non poche incertezze, specie in ordine all’antichità e alle vicende che hanno interessato l’organo nel tempo. 
Grazie a due antichissime polizze ancora esistenti nell’Archivio Capitolare grottagliese, una del 1501 e l’altra senza data (ma forse di qualche anno anteriore), sappiamo con certezza che nella collegiata non solo esisteva un organo, ma che veniva pagato l’organista per il servizio prestato. Infatti, D. Graziano de la Cirignola, l’11 febbraio del 1501, attesta di ricevere dall’arciprete “tredici ducati di moneta” a completamento dei 25 ducati pattuiti con atto rogato dal notaio Giovanni Battista Galeone, come provvigione per aver suonato l’organo nell’anno precedente, cioè nel 1500.
Di notevole importanza per la storia dell’organo sono poi le notizie tratte dalle Conclusioni Capitolari, dalla Visita pastorale di Mons. Lelio Brancaccio del 1577 e specialmente dalla polizza rilasciata dal mastro organaro Orfeo de Torres di Lecce, il 3 marzo 1587, il quale ricevette dal capitolo grottagliese sessantuno ducati e un tarì per la risistemazione dell’organo che venne situato, come ancora possiamo ammirare, alla sommità dell’abside sulla elegante cantoria lignea policroma realizzata a bella posta, al centro della quale venne scritta in evidenza la data dell’importante evento: 1587. 
Ma questa data non indica l’anno di costruzione dell’organo, in quanto mastro Orfeo non realizzò ex novo l’organo di Grottaglie, ma si limitò soltanto alla risistemazione (“acconsatura”) di uno strumento che, come si deve fondatamente presumere in virtù della consistente documentazione d’archivio, datava almeno a diversi decenni prima. Vennero realizzati invece i mantici che egli ebbe cura di far venire da Lecce e la pedaliera; il tutto in ottemperanza al relativo contratto stipulato per mano del notaio Pietro Tripalda.  
Pertanto, l’organo di Grottaglie è sicuramente anteriore al 1587; ma è anteriore anche al 1577 in quanto in questo stesso anno l’organo, coi mantici sfiatati, posto in sito diverso, viene ricordato nella visita pastorale fatta dal ricordato Mons. Lelio Brancaccio. Inoltre è certamente anteriore al 1569, anno in cui prese possesso della diocesi di Taranto il Cardinal Girolamo De Corrigio (1569-1572), in quanto sulla
facciata dell’organo campeggiano due grandi stemmi della famiglia Colonna, cui appartennero i due arcivescovi immediatamente a lui precedenti, e cioè Mons. Pier Francesco Colonna (1544-1560) e il cardinale Marco Antonio Colonna (1560-1568). In base a questo elemento oggettivo la datazione dell’organo, così come lo vediamo, si deve assegnare a un anno compreso tra il 1544 e il 1568.
Infine, poiché gli stessi stemmi in facciata sono sicuramente aggiunti e apposti sulle  relative due campatine in cui dovevano essere inserite le canne più piccole, si può ipotizzare con buoni motivi una datazione ancora più antica. Ci troviamo, quindi, davantia un organo della metà del Cinquecento che ha accolto elementi di un organo precedente, risalente probabilmente alla fine del Quattrocento; e questo spiegherebbe la presenza dell’insolito antichissimo registro del flauto conico, il consistente riutilizzo di materiali lignei precedenti, e, infine, l’attestazione a partire almeno dall’anno 1500 del pieno funzionamento dell’organo in base alle polizze ricordate.
L’organo di Grottaglie, intensamente utilizzato nei secoli successivi, ha smesso di funzionare verso la metà del secolo scorso; l’ultimo intervento di rilievo fu eseguito nel 1934 dall’organaro Paolo Padulla di Grassano. Fortunatamente, grazie all’attenzione, all’interessamento e all’opera meritoria di tante persone, torna oggi a risplendere e a risuonare nel massimo tempio cittadino. Già nel 1978 l’arciprete Mons. D. Domenico Lorusso richiedeva dalla Ditta Ruffatti di Padova un progetto-preventivo per il restauro dell’organo. Successivamente (2001) lo stesso avanzava alla Soprintendenza per i Beni AA. AA. AA. SS della Regione Puglia di Bari la richiesta di autorizzazione per restauro dell’organo, da realizzare nell’ambito delle varie iniziative promosse dalla CEI a favore dei beni culturali ecclesiastici.
L’impegnativa operazione ha richiesto la spesa complessiva di 105.720 euro (72.720 per la parte fonica e 33.000 per quella lignea) ed è stata sostenuta dalla CEI, dall’arcidiocesi di Taranto e dalla parrocchia. 
Le ultime difficoltà logistiche ed economiche sono state superate grazie al rinnovato impulso del nuovo parroco D. Eligio Grimaldi (2008) che allo scopo ha coinvolto anche la comunità parrocchiale, enti pubblici e privati.
Il restauro, voluto e sostenuto anche dall’Ufficio Beni culturali della Curia di Taranto
(direttore D. Giuseppe Russo) è stato seguito dalla stessa Soprintendenza nelle persone delle dott.sse Angela Convenuto e Maria Giovanna Di Capua.
Grottaglie, grazie a questo straordinario organo ritrovato, attirerà di sicuro l’interesse e la curiosità degli esperti e degli amanti dell’antica musica organistica; ma si conferma pure come centro particolarmente legato alla storia della cultura e dell’arte organara. Nella Città della ceramica, infatti, furono particolarmente attive nel secolo XVIII le famiglie Sanarica e Cervo che hanno lasciato in Puglia, e specie nel Salento, numerose e notevoli testimonianze nella costruzione di organi a canne. 
L’inaugurazione di questo prezioso bene storico-artistico è prevista per i primi di settembre, nell’ambito dei festeggiamenti in onore del patrono di Grottaglie S. Francesco De Geronimo, con la benedizione dello strumento da parte dell’arcivescovo di Taranto Mons. Benigno Luigi Papa, con la presentazione tecnico-storico-artistica, e con l’atteso concerto d’organo.










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