I giovani ragazzi del biennio hanno mostrato curiosità, interesse e volontà di capire come una semplice “muraglia a secco” potesse racchiudere tanta storia, che ha richiesto, alle generazioni passate, ingegno e lento lavoro per realizzarla
Con questa singolare espressione ha esordito l’archeologo Giovanni Stranieri, dell’Università di Borgogna, nell’incontro tenutosi l’altro ieri (martedì), nell’aula conferenze dell’istituto Del Prete-Falcone di Sava.
I giovani ragazzi del biennio hanno mostrato curiosità, interesse e volontà di capire come una semplice “muraglia a secco” potesse racchiudere tanta storia, che ha richiesto, alle generazioni passate, ingegno e lento lavoro per realizzarla.
Dopo le presentazioni, della professoressa Annalisa Melle (consigliera con delega alla cultura del Comune di Sava), la conferenza ha avuto, quale argomento d’apertura, la definizione della figura dell’archeologo, spesso considerato come un lavoro dei sogni, dai più piccoli, che colgono d’istinto la magia e la bellezza dell’indagine del lontano passato. «L’archeologia non è astratta, ma comprende tutto ciò che ci è attorno», ha affermato Giovanni Stranieri, «includendo città, paesi ed anche villaggi messapici sino alla ricostruzione di come avveniva la suddivisione e delimitazione delle diverse zone agrarie che avevano bisogno, da un lato, di rendersi adatte alla coltivazione – con azioni di spietramento – e dall’altro di rendere chiari i loro confini, utilizzando le stesse pietre tratte dal suolo.
Come non pensare, oggi, impauriti per la crisi ambientale, che tutto ciò avveniva nel pieno rispetto della natura che diveniva feconda grazie proprio al rispetto dei suoi più modesti elementi?
Per questo, va detto che lo studio dei ‘paretoni’ di cui la Puglia è la regione italiana che racchiude la più notevole varietà e quantità di costruzioni in pietre a secco, è argomento non meramente storico-politico poiché l’Archeologo dei paesaggi trova, negli anfratti dei ‘paretoni’, ogni tipo di manufatti e di ecofatti che restituiscono notizie fondamentali sulle vegetazioni, sull’utilizzo dei terreni, sull’introduzione di nuove coltivazioni e di come, tutto ciò, avvenisse in armonia con la natura».
Oggi, grazie alle misurazioni tecnologiche dei terreni e alle mappe catastali, fatichiamo a rispondere alla domanda di come avvenivano, nell’Alto Medioevo, le divisioni dei terreni: ebbene, proprio partendo da questa domanda, l’Archeologo Stranieri ci ha spiegato che la funzione dei ‘paretoni’ - versioni più grandi di quelli che oggi sono comunemente chiamati muretti a secco - era duplice: una corrispondeva alla necessità di suddividere i terreni appartenenti a persone e a comunità agricole e l’altra consisteva nell’utilizzare ‘il limitone’ come strumento difensivo verso il nemico.
Ascoltando ancora i risultati delle ricerche condotte dal prof. Stranieri, veniamo a conoscenza di un ‘paretone’ proprio a due km distante dall’abitato di Sava, più precisamente lungo la strada che collega Sava a Lizzano, a nord del santuario della Madonna di Pasano.
Lo studioso sottolinea l’importanza della scoperta e dello studio analitico di tali reperti antichissimi - databili in momenti storici alquanto precisi. Grazie agli studi condotti in anni passati si è riusciti, ha affermato Stranieri, a ritrovare elementi fondamentali che consentono di collocare ‘il nostro paretone’ in un periodo della storia per noi incredibilmente lontano.
E dunque…quanti ‘anni’ ha il ‘Paretone di Sava’?
I primi studi partono dal 2005 sino al 2010 e, successivamente, riprendono nel 2023, il Paretone sito presso Sava (nelle contrade di Pasano, Corti dell’oro, Camarda, Aliano), con la sua imponente altezza - che arriva sino a 2,8 metri e una larghezza, che misura in media 4 metri - è il più imponente ‘muro’ lineare a secco in territorio pugliese perché si estende per una lunghezza di circa 2260 metri.
E’, inoltre, il ‘paretone’ che, per alcune fonti scritte, ha l’attestazione più antica ovvero il 1434, anno in cui fu condotta una ricognizione, voluta da Giovanni Antonio Orsini del Balzo, dei confini dei territori di Taranto. Il Signore di Taranto precisò proprio in una sua ordinanza di perlustrare il ‘Magnus Paries’ (Grande Parete).
Va anche menzionata la segnalazione - dello studioso Gaetano Pichierri - di un piccolo tesoro di monete d’argento risalenti a Roberto I D’Angiò (1309-1343) che fu trovato nello smantellamento di un tratto di ‘paretone’ a sud di Pasano. Tale scoperta consente di anticipare di almeno un secolo la datazione del muro.
E sebbene si credette che fosse l’ultima fonte per datare il ‘Grande Paretone’, ulteriori studi, rilevando, all’interno di porzioni del ‘paretone’, la presenza di frammenti vegetali bruciati, hanno ulteriormente retrodatate le costruzioni murarie, nell’arco dei decenni tra il 670 e l’880 d.C. Nell’Alto Medioevo!
Dopo aver concluso la sua presentazione, l’archeologo Giovanni Stranieri, invitandoci a vedere le foto scattate professionalmente e commentate nei dieci pannelli posti all’ingresso della nostra Scuola, si è cimentato nello spiegare ai tutti i presenti l’importanza di queste aree archeologiche nel nostro territorio, così lontane da noi eppure ancora molto vicine ed utili in termini di tecniche costruttive, di competenze da riscoprire e di rispetto della Madre Terra.
Concludendo, l’Archeologo ci ha invitati a valorizzare al meglio questo come anche i tanti siti archeologici del nostro territorio da conoscere e apprezzare.
Noi studenti abbiamo provato tanta meraviglia: per la passione di ricerca dell’Archeologo che ci ha descritto il lavoro modesto, ricco di rispetto per la natura, a partire dalle pietre, delle generazioni che hanno vissuto, prima di noi, in questa bella terra.
Per questo chiediamo a tutte le autorità, civili e politiche, di consentire a tutti i giovani - che non vogliono emigrare - di costruire, ‘pietra su pietra’, anche opportunità concrete di lavoro e di fedeltà alla terra, alle nostre famiglie, ai nostri amici.
L. Greco e A. Lanzo
V A Ind. Elettronica ed Elettrotecnica