mercoledì 25 settembre 2024


02/08/2010 23:13:42 - Salento - Attualità

La lunga notte di Al Bano: Cellino in musica nel “Mea Puglia Festival”, capitolo secondo

L’oracolo di Cellino S. Marco, l’ambasciatore della cultura nostrana nel mondo, il custode dei sani principi formato famiglia, il simbolo del self-made man per eccellenza, il cancelliere del patrimonio artistico e culturale del nostro sud, l’interprete delle sette note, imprimatur di uno stile fedele a sé stesso, segno di contaminazione e sperimentazione tra i generi, semplicemente Al Bano, ha colpito ancora.
L’ha ha fatto ieri sera, domenica, presso la masseria Mea, all’interno delle Tenute Carrisi, una costruzione recuperata e restaurata del 1600, in occasione del Mea Puglia Festival, giunto ormai alla sua 2ª edizione. Prolifico in fatto di figli così come nelle idee, la kermesse musicale e culturale, incastonata nel mezzo dell’estate come un solitario nel suo anello, rappresenta lìomaggio di un uomo semplice alla sua terra e la
offre lì, sul palco, sin da subito, con chiarezza. immediatezza e  pragmatismo, soffocando qualsiasi ansia da prestazione e spendendosi per  Rete 4, che ha registrato l’intero evento in differita sulla rete prossimamente, per il suo popolo, gli amici di Al Bano, per i partner, la Regione Puglia, il Comune di Cellino, la Provincia di Brindisi, per  Filia Solis, la terra di Federico II, per gli sponsor,  la stampa. Ma soprattutto per loro, i fan, giunti numerosi da più parti, per assicurare calore e sostegno a quello che resta per tutti solo Al Bano.
Il concetto è chiaro già nell'incipit: una rimpatriata tra amici di ieri, di oggi e di domani per parlare di amicizia, di cielo, terra, libertà, famiglia, per fare la storia della canzone, del teatro, della poesia, delle tradizioni popolari della nostra regione, per riflettere sull’emigrazione e l’immigrazione, per parlare di affetti consolidati e per abbandonarsi al ricordo di indimenticabili artisti come Domenico Modugno, cantando all’unisono “Nel blu dipinto di blu, 3 briganti e 3 somari, Amara terra mia”, e con i versi di una poesia declamata da Michele lacido, “Lettera all'uomo emigrante”.
Un solo particolare: l’allegra brigata, non gente qualunque, il meglio del talento della lirica, del giornalismo, del cinema, della canzone italiana ed internazionale, della cultura con la C maiuscola, del teatro, dello spettacolo, ritrovatisi intorno ad un tavolo, sorseggiando del vino, rigorosamente Carrisi, e parlando a braccio, facendo di qualche milione di telespettatori un optional.
Al meeting dell’amicizia di Al Bano, il Cicerone conduttore, giornalista, Giuseppe Giacovazzo, “il cantastorie pugliese, parolaio e paroliere di alcuni testi delle canzoni del padrone di casa”, come egli stesso si definisce, cerimoniere di questa conversazione libera, le soprano madre e figlia, Monserrat Caballè e Monserrat Martì, Michele Placido, Federica Vincenti, nuovo volto emergente del cinema italiano, Roby Facchinetti, Toto
Cutugno, Renato Pozzetto, Mattia De Luca, giovane cantante in odore di notorietà in Italia ed all'estero, Maria Scicolone, Giannis Ploutarhos, star della musica in Grecia, Cristel.
Il festival si apre con l’ingresso di Peppino Giacovazzo che introduce il mondo di Al Bano, quello personale, con  la madre ed i figli nati dai due matrimoni, tre generazioni che si passano la staffetta, mentre l’Orchestra Sinfonica Stabile della provincia di Bari, 60 elementi, di musicisti doc, diretti dai maestri Paolo Lepore, Maurizio Fabrizio, Alterisio Paoletti, intonano “Nel Sole, É la mia vita”. 
In scaletta, subito dopo, Michele Placido, con  la poesia “Il carro merci”, Tic Tac, una poesia di Edoardo de Filippo, Palummella, interpretata da Maria Scicolone. La lunga parentesi delle soprano, Monserrat  Caballè, Martì, il momento, forse, più solenne. Dal palco rivivono La Carmen di Bizet, con Habanera, Il valzer di Musetta, tratto dalla Bohème di Puccini, ed alcune arie tratte dal repertorio della lirica del Sud della Spagna. Toccante il duetto Al Bano - Monserrat madre-Monserrat figlia, con l’esecuzione dell’Ave Maria di Gounod, uno dei cavalli di battaglia dello stesso Al Bano, Facchinetti-Caballè in Uomini soli, Albano-Facchinetti-John Novil  in “La casa del sole, Pierre”, contaminazione di generi e battute tra amici, lungo sodalizio tra numeri uno.
Spetta a Cristel  tenere a battesimo le nuove leve; esegue due brani l’infanta Carrisi, “Nothing, Io” e Mattia de Luca, interprete di due canzoni del suo repertorio della nuova scuderia di Sanremo nuova generazione. Dopo  “Oh mia bella Madonnina” di Pozzetto, preso per i capelli da Al Bano nel corso di una vacanza tutta familiare ad Ostuni, sede di villeggiatura della figlia, “compagno di vacanza e di cucina”, come afferma il noto comico italiano, è la volta di Toto Cutugno, il simbolo della canzone italiana nel mondo, in abito bianco, per  “L’italiano, Soli, Gli amori, Aeroplani”.
Federica Vincenti costruisce ponti tra gli artisti con Cucumola ed altri brani della tradizione musicale salentina, apprezzatissima interprete anche di Moon river, colonna sonora indimenticata di Colazione da Tiffany.  Il ricordo commosso a Domenico Modugno segna il momento del revival dell’allegra brigata con Nel blu dipinto di blu.
La nota straniere consegnata sul palco da Giannis Ploutarhos, stella della musica greca, che sorprende la platea con una versione in lingua greca del conosciuto brano del cantante pugliese “Nel sole” e superbo nell’esecuzione vibrante del suo repertorio.
Due balletti di Taranta, in testa ed in coda all’evento, chiudono il cerchio, della lunga notte di Al Bano,
saccheggiato nella sua discografia più nota, dalla complice orchestra, sottofondo di duetti, incontri tra amici. Ricco il parterre de roi: oltre al presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, presenti anche il presidente della Provincia di Brindisi Massimo Ferrarese, e due capi di stato amici del cantante brindisino, il presidente dell’Albania, Bamir Topi, e della Lituania, Daila Grybauskaiteche; Antonia Dell’Atte, modella, testimonial di note griffe.
Michele Placido chiosa la serata con l’ipotesi di un Festival in Albania per rilanciare ulteriormente i rapporti culturali Italia-Albania, particolarmente gradita dagli specialisti del settore, mentre Il padrone di casa, risponde ad una provocazione di Cutugno: “Ma come fai?” in riferimento al suo essere infaticabile e fedele agli amici, affermando: “Ho sempre dichiarato guerra all’ozio, come mi ha insegnato mio padre, Don Carmelo, sin da quando a Milano tentavo di affettare la nebbia con il coltello senza riuscirci”.
L’inno di Al Bano “Felicità”, l’ultimo atto d’amore dell’artista alla sua terra, al suo popolo, al mondo, mentre i fuochi d’artificio concludono in modo scoppiettante una serata in cui “In Vino Veritas” si esalta l’aspetto sano
della vita, nell’unico modo in cui Al Bano sa fare: cantare, cantare, cantare.

Mimmo Palummieri










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