mercoledì 25 settembre 2024


13/09/2010 21:56:07 - Salento - Attualità

«Ricorro a Lei, – scrive la donna a Napolitano – pregandola di non condannare mio figlio per la terza volta, a vivere senza la mamma affianco»

 
Chiede la grazia al Capo dello Stato Giorgio Napolitano, la madre di Casarano che il 5 novembre del 2007 a Parabita, nel Salento, uccise a coltellate Iole Provenzano, la maestra del doposcuola del figlioletto di sette anni: il bambino era vittima delle «attenzioni sessuali» del marito della insegnante, Luigi Compagnone, con la complicità della moglie. Quest’ultimo, un anziano sarto, rimase ferito, durante l’aggressione.
Fu il bambino a rivelare alla madre le attenzioni particolari che riceveva dall’uomo ogni volta che andava al doposcuola. La donna, in preda ad un raptus dopo aver saputo quello che accadeva nella casa dove mandava il figlio a doposcuola, aggredì la coppia, uccidendo la donna e ferendo l’uomo. Venne condannata dalla Cassazione a sette anni; nel frattempo è tornata in libertà perchè ha tre figli di età inferiore ai dieci anni, due dei quali nati dopo il delitto. Ora si rivolge a Napolitano ricostruendo gli eventi e il perchè del suo gesto.
«Ricorro a Lei, – scrive la donna a Napolitano – pregandola di non condannare mio figlio per la terza volta, a vivere senza la mamma affianco. Io mi sono macchiata di un peccato mortale, ma mio figlio perchè deve pagare per essere stato onesto e coraggioso con la sua mamma ?».










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