lunedì 23 settembre 2024


15/09/2010 11:51:30 - Sava - Attualità

Sarebbe costato complessivamente circa 60.000 euro

 
«Dov’è quel ”bosco ombroso e profumato di essenze, caratteristico della fascia costiera interna del tarantino”, per il quale sono stati spesi quasi 60.000 euro?».
A porre il quesito, in un esposto (con allegate ben sette foto) inviato all’assessore regionale competente per il Settore Foreste e alla Corte dei Conti dei Bari, è l’ambientalista savese Mimmo Carrieri.
Partendo dall’erogazione di un contributo regionale di oltre 43.000 euro, risalente al 2007, avente per oggetto: “l’incremento, la gestione dei boschi e la tutela delle biodiversità del patrimonio naturale”, Carrieri racconta la storia di questo parco urbano, in sostanza mai nato, su di una proprietà comunale in via XXII Febbraio (la strada provinciale per Francavilla), di oltre 2 ettari e mezzo.
«Il progetto prevedeva l’introduzione di specie tipiche del sottobosco mediterraneo, sia conifere che latifoglie» ricorda Carrieri. «La densità prevista era di 1600 piante per ettaro, di cui almeno 1200 costituite da Pini di Aleppo e Querce.
Se tutti questi buoni propositi fossero stati messi in pratica, non vi sarebbe stato alcun dubbio che l’intera cittadinanza ne avrebbe tratto beneficio! Ma purtroppo questo non è avvenuto!».
L’appalto per l’esecuzione dei lavori fu aggiudicato il 10 aprile del 2008 per un importo complessivo di quasi 60.000 euro, di cui 43.000 rivenienti dal contributo regionale e oltre 16.000 con fondi comunali.
«Ma che fine hanno fatto quelle migliaia di piante (Pino di Aleppo, Querce) e quant’altro messe a dimora nell’area interessata all’imboschimento?» si chiede Carrieri. «Purtroppo dell’area destinata a diventare un parco urbano “non vi è l’ombra” e le risorse finanziarie Regionali e Comunali impegnate per la realizzazione dell’opera si sono dimostrate un inutile spreco di denaro pubblico! L’intera area versa in un totale stato di abbandono e di degrado ambientale: le migliaia di piante (Pino di Aleppo e Leccio) sono semi coperte dall’erbacce.
Vi sono anche dei tombini scoperchiati dalla profondità di circa sette metri i quali, considerata la mancanza di una adeguata recinzione dell’intera area, possono costituire un serio pericolo per coloro che avventatamente potrebbero accedervi.
I pali in castagno fissati sul terreno (accessibile a chiunque) sovrastano l’intera area come fossero degli scheletri, e tutto attorno il vuoto!
Certamente, a due anni dalla messa a dimora delle migliaia di piante, non si poteva pretendere la formazione di un bosco di alberi di alto fusto, ma quanto meno, in prospettiva futura, il nascere di alberelli che negli anni avrebbero costituito un polmone di verde (e questo paese ne ha tanto bisogno) dal quale tutti gli abitanti di questo Comune ne avrebbero usufruito dei vantaggi ambientali».










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