lunedì 23 settembre 2024


24/09/2010 09:21:09 - Manduria - Politica

Una loro nota: «Valuteremo di volta in volta i provvedimenti e decideremo se abbandonare o meno l’aula»

 
«La nostra posizione non è affatto cambiata».
I tre consiglieri comunale del G.A.I. (Gruppo Autonomo Indipendente), Giorgio Duggento, Leonardo Moccia e Nicola Muscogiuri, smentiscono alcune dichiarazioni attribuite al sindaco e riportate dalla stampa relativamente ad un ipotetico ricompattamento della maggioranza o a un loro rientro nei ranghi della maggioranza.
«Ribadiamo la nostra decisa posizione assunta nella conferenza stampa del primo settembre e nei successivi incontri» si legge nella nota a firma dei tre consiglieri. «In particolare, a fronte delle varie dicerie provenienti dai soliti questuanti e da rappresentanti dell’Amministrazione Comunale, confermiamo le legittime richieste avanzate, chiaramente, più volte, senza che vi fosse una disponibilità concreta, reale e collaborativa da parte del sindaco e dei suoi stretti collaboratori».
Poi la nota contiene anche una risposta polemica ad alcuni passaggi contenuti nell’intervista rilasciata dal sindaco.
«Cogliamo l’occasione di evidenziare che qualsiasi (eventuale) incontro con il PdL e le altre forze di maggioranza è opportuno che avvenga nelle apposite sedi politiche. E’ lecito precisare» sostengono Duggento, Moccia e Muscogiuri, «che eventuale bramosia di potere e poltrone – contrariamente a quanto ritenuto dal sindaco – non appartiene al nostro gruppo; anzi, vero è che la sete di potere è propria di altri, evidentemente non disposti a cedere o ad indietreggiare nel nome di una più democratica ed ampia partecipazione a favore della comunità locale. Inoltre, il G.A.I. si dichiara anche pronto a confrontarsi e misurarsi in seno ad organismi pubblici, allo scopo di rimarcare la serietà e l’onestà dell’impegno verso la cittadinanza».
I tre ribadiscono, infine, il loro orientamento per il futuro.
«Di volta in volta valuteremo con attenzione se votare ogni singolo provvedimento nell’interesse della comunità, o, se necessario, se abbandonare prontamente anche la massima assise cittadina».










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