lunedì 23 settembre 2024


01/10/2010 13:30:13 - Avetrana - Attualità

La strana coincidenza: il padre di Sabrina ha trovato il cellulare di Sarah

 
 
Al ritrovamento del cellulare di Sarah nelle campagne tra Avetrana e Porto Cesareo sembra essere in qualche maniera legata la chiave di volta dell’intero mistero che da 37 giorni avvolge la scomparsa della quindicenne. Da quando due giorni fa lo zio della ragazzina, Michele Misseri, ha ritrovato il telefono bruciacchiato nel podere di contrada Tumani, in cui aveva lavorato il giorno prima, il pressing degli investigatori sulle persone coinvolte nel giallo si è fatto più intenso.
 
Sembra quasi che gli inquirenti non credano alla circostanza di un ritrovamento casuale. Anche se, al tempo stesso, sembrano abbastanza convinti della buona fede di Michele Misseri. Ieri mattina è stata convocata da carabinieri e magistrati per un nuovo interrogatorio Sabrina Misseri, rimasta sotto torchio fino a tarda sera: mai finora era stata trattenuta tanto a lungo in caserma. Dopo di lei hanno interrogato per tutta la notte anche i due amici, Ivano Russo e Alessio Pisello. E intanto carabinieri e vigili del fuoco ispezionavano pozzi e anfratti intorno al campo dove è spuntato il cellulare. Un ritrovamento carico di misteri.
 
Il primo mistero riguarda il suo protagonista, cioè per incredibile coincidenza proprio lo zio della ragazza: qualcuno potrebbe averglielo fatto ritrovare magari sapendo che il giorno prima l’uomo aveva lavorato in quel podere. Siamo di fronte ad un maldestro tentativo di depistaggio? Appare tuttavia strano strano che all’improvviso il rapitore di Sarah decida di liberarsi proprio del cellulare (oggetto carico di tracce) e non, ad esempio, dello zainetto o del telo da mare, certamente meno utili ai fini delle indagini.
 
Altro mistero riguarda il fuoco. Stando ai primi riscontri, appare inverosimile che il cellulare sia finito all’interno del mucchio di fogliame dato poi alle fiamme dallo zio dopo la pulizia del campo. Se così fosse il calore sviluppato dal rogo avrebbe distrutto l’apparecchio che invece risulta solo parzialmente danneggiato. Il cellulare era al centro dei resti di un piccolo falò (uno tra i tanti accesi in quell’uliveto) proprio a ridosso della provinciale che collega Avetrana alla strada che porta verso Porto Cesareo, la cosiddetta «tarantina».
 
Se qualcuno, per sbarazzarsene, lo avesse lanciato da un’auto in corsa, appare soprendente che abbia potuto centrare esattamente il rogo. Sembra piuttosto, ed è l’ipotesi prevalente anche tra gli investigatori, che il cellulare sia stato adagiato, al centro delle ceneri ancora incandescenti ma a fuoco ormai spento: operazione che sarebbe dovuta avvenire inevitabilmente la stessa sera in cui lo zio di Sarah dopo aver finito di lavorare (a aver visto ormai scemare le fiamme) aveva fatto rientro a casa. Ma se lo scopo era quello di farglielo ritrovare, chi poteva immaginare che la mattina successiva avendo dimenticato un cacciavite avrebbe fatto ritorno nello stesso campo, rinvenendo a quel punto il telefonino?
 
I carabinieri sembrano credere meno all’ipotesi che il telefono possa essere stato abbandonato in campagna subito dopo il rapimento di Sarah e che sia successivamente finito tra le sterpaglie raccolte, ammonticchiate e bruciate dallo zio della ragazza. Il bandolo di questa intricata matassa arriverà quando saranno pronti gli accertamenti del Ris. I carabinieri delle investigazioni scientifiche stanno analizzando l’apparecchio per capire se è stato esposto per oltre un mese alle intemperie o se sia rimasto all’aria solo per poche ore. I carabinieri del Ris hanno raccolto anche un campione di terriccio e alcuni resti delle ceneri del rogo per cercare possibili elementi che possano in qualche maniera tornare utili a questa complicata indagine.










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