ALESSANO - Il Papa pregherà sulla tomba di don Tonino Bello
  • domenica 02 febbraio 2025

ALESSANO - Il Papa pregherà sulla tomba di don Tonino Bello

20/04/2018 08:24:51 - Salento - Attualità

Un vescovo dalle scelte forti e coraggiose

 

Un prete, un parroco, un pastore scomodo. Monsignor Antonio Bello, per tutti “don Tonino” è stato un vescovo dalle scelte forti e

coraggiose, ma profondamente innamorato di Gesù e della Chiesa. Sua l’espressione Chiesa del grembiule, a testimoniare il dovere, la bellezza, di stare sempre dalla parte degli ultimi. Sempre sua la plastica immagine di convivialità delle differenze, definire lo stile del dialogo, fatto di ascolto e condivisione. Teologo e scrittore sensibilissimo, lo si ricorda anche per le bellissime pagine dedicate a Maria e per la forza con cui ha ribadito più volte il proprio no alla guerra e alla corsa agli armamenti.

Nato ad Alessano, nel Leccese, il 18 marzo 1935, figlio di un maresciallo dei carabinieri e di una casalinga dalla fede semplice e grande, don Tonino frequenta il Seminario prima a Ugento, poi a Molfetta ricevendo l’ordinazione sacerdotale l’8 dicembre 1957. Nella sua prima stagione da giovane prete della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca gli fu affidata la formazione dei giovani del Seminario diocesano di cui fu per 22 anni vice-rettore. Nel 1978 fu nominato amministratore della parrocchia del Sacro Cuore di Ugento, e l’anno successivo parroco della Chiesa Matrice di Tricase. Un incarico pastorale nel quale si mostrò particolarmente attento ai temi della povertà e del disagio.

Il 10 agosto 1982 fu nominato vescovo di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi e, il 30 settembre dello stesso anno, della Diocesi di Ruvo diventando al momento dell’unificazione delle quattro Chiese locali il primo pastore di Molfetta-Giovinazzo-Ruvo-Terlizzi. L’ordinazione episcopale porta la data del 30 ottobre 1982. Tre anni più tardi è chiamato alla presidenza di Pax Christi.

La rinuncia ai segni esteriori del potere

Sin dall’inizio il suo ministero episcopale fu caratterizzato dalla rinuncia ai segni esteriori del potere. Comunione, evangelizzazione e scelta degli ultimi sono i perni su cui svilupperà la sua idea testimonianza di fede al servizio di una Chiesa davvero in uscita, per utilizzare un’immagine cara a papa Francesco. Non a caso promosse la costituzione di gruppi Caritas in tutte le parrocchie della diocesi, fondò una comunità per la cura delle tossicodipendenze, lasciò sempre aperti gli uffici dell’episcopio.

Le campagne per il disarmo e l'obiezione di coscienza

Ma fecero scalpore anche sue prese di posizioni pubbliche come la vicinanza agli operai delle acciaierie di Giovinazzo in lotta per il lavoro, la partecipazione alla marcia di Comiso per dire no ai missili, l’opposizione all’installazione degli F16 a Crotone e degli Jupiter a Gioia del Colle. E poi la campagne per il disarmo, per l’obiezione fiscale alle spese militari, soprattutto la marcia pacifica a Sarajevo, di cui fu ispiratore e guida malgrado la malattia che lo consumava. Partito da Ancona insieme a 500 volontari il 7 dicembre 1992 si fece promotore di quella che definiva un’altra Onu, fatta dai popoli, dalla base. Celebre il discorso tenuto a Sarajevo, città sotto assedio: ”Noi siamo qui - disse - allineati su questa grande idea, quella della nonviolenza attiva (…).Noi qui siamo venuti a portare un germe: un giorno fiorirà (…). Gli eserciti di domani saranno questi: uomini disarmati”. Pochi mesi dopo, il 20 aprile 1993 morì ucciso dal cancro.

Scrittore e poeta molto amato, Bello è stato anche fondatore della rivista "Mosaico di pace". Dopo il via libera della Congregazione delle cause dei santi, il 30 aprile 2010 nella Cattedrale di Molfetta si è aperta la fase diocesana della sua causa di beatificazione.





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