Processo Ambiente Svenduto, il pm Buccoliero: «La scuola Deledda del rione Tamburi come scuola della morte, perché intasata dalle polveri»

Processo Ambiente Svenduto, il pm Buccoliero: «La scuola Deledda del rione Tamburi come scuola della morte, perché intasata dalle polveri»

02/02/2021 10:13:47 - Provincia di Taranto - Attualità

Il gruppo consiliare “Una città per cambiare” rimarca alcune affermazioni del pm Buccoliero: «Ci dicevano che gli inquinanti erano nella norma quando invece c’erano sforamenti e tonnellate di polveri si abbattevano sulle case, entravano nelle camere da letto, nei cuscini dei bambini, che purtroppo non ci sono più perché si sono ammalati. Un impianto di quelle dimensioni è incompatibile con la salute della gente e dei lavoratori»

«Il pm Buccoliero oggi ha definito l’inquinamento prodotto dagli impianti dell’Ilva “devastante per l’ambiente e la salute” e ha descritto la scuola Deledda del rione Tamburi come “scuola della morte, perché intasata dalle polveri”. “Ci dicevano - ha ribadito - che gli inquinanti erano nella norma quando invece c’erano sforamenti e tonnellate di polveri si abbattevano sulle case, entravano nelle camere da letto, nei cuscini dei bambini, che purtroppo non ci sono più perché si sono ammalati. Un impianto di quelle dimensioni è incompatibile con la salute della gente e dei lavoratori”.

Queste le dichiarazioni riportate dalla stampa di oggi rilasciate da P.M. Buccoliero ieri durante il processo “Ambiente svenduto” che si avvia a conclusione.

Era così nel 2012 ed è così ancora oggi, il minerale e i fumi continuano ad entrare nelle case dei tarantini e al quartiere Tamburi la scuola Deledda è sempre lì, sotto i camini più inquinanti d'Europa.

Parole che dovrebbero far tremare chi, in questi anni, con 13 decreti ha permesso che tutto questo continuasse ma anche chi, ricoprendo la carica di primo cittadino, avrebbe potuto e dovuto porre in atto azioni concrete che difendessero la salute dei cittadini di Taranto.

Dal 2012 ad oggi invece l'unica preoccupazione della politica, da quella locale a quella nazionale passando per quella regionale, è stata la salvaguardia della produzione di acciaio.

È un dato di fatto: non solo non si è voluto difendere la salute di cittadini e lavoratori ma nemmeno i posti di lavoro, visto che ai 2700 esuberi del 2018 si aggiungeranno nei prossimi mesi altri 3000 cassaintegrati.

Resta solo la produzione, quella che il Governo vuol portare fino ad 8 milioni di tonnellate annue dalle attuali 3 milioni con buona pace dei tarantini che continueranno ad ammalarsi e a morire».

Gruppo consiliare

Una città per cambiare – Taranto





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