Miss Italia è per sempre
Cara Miss Italia, per te la festa continua…!
Centocinquant’anni di ibernato orgoglio nazionale da Scilla a Bolzano per l’anno dedicato all’Unità d’Italia ; forse bisognoso di un qualche intervento estetico, ma ancora resistente, affogato tra le coppe di champagne formato vip/istituzionale, e le declinazioni pop e talvolta new age, del volgo ed affini, per rivendicazioni tardive, rievocazioni a tuttotondo, un po’ alla Mina da “parole, parole, parole…”, se non fosse per il multimediale che rende il passato in high-tech 3D.
Nel mezzo, il tripudio di iniziative in versione lupetto delle scuole d’Italia e d’oltralpe per ricordare il Risorgimento, strette nel fiocco tricolore della globalizzazione by Mameli.
Nei giorni scorsi, a spegnere la sua parte di candeline, è stata la scuola “Marugj-Frank” di Manduria, in palestra, non per rassodare glutei e bicipiti alla Belen Rodriguez in vista dell’estate che avanza, ma per dare fiato alle ugole in mutazione degli alunni, supportate dagli strumenti della sezione B di musica per una full immersion patriottica posta tra le sette note del pentagramma dai gameti dei docenti di musica Moscogiuri, Liaci, Lomartire, De Luca.
Allestita a tempo di record, ponendo in campo, è il caso di dirlo, il meglio dell’attività dei neuroni della dirigente, prof.ssa Maria Rita Pisarra, delle docenti referenti, prof.sse Ada Stano, Mimma Gaballo, Giusy Mezzano, con scorribande di collaboratrici, segretarie e Ata per una vera e propria class action delle quote rosa, al servizio del verde, bianco e rosso, da tarantolate del tempo che stringe.
Due turni, due orari, 10, 11:30, 11:30, 13:00, per replicare una manifestazione a cui hanno preso parte le istituzioni politiche nostrane, rappresentate dal sindaco, Paolo Tommasino, quelle militari e religiose rappresentate dai vertici istituzionali, genitori e parenti degli alunni.
Insomma, la società di Manduria in vitro, per rendere omaggio all’impegno profuso da docenti e studenti. Un’ora ed anche più per concentrare il racconto di centocinquant’anni di storia italiana doc, dalla presa Del Regno delle due Sicilie, grazie ai Mille di Garibaldi, ai nostri giorni da sbiadito campanilismo nazionalista, visti dalla parte dei ragazzi in versi e prosa, accompagnati dal gingle del momento, l’inno, che fa da colonna sonora per la cover dei festeggiamenti in onore dell’Unità d’Italia del tour on the road da Trieste in giù.
La manifestazione si apre e si chiude con l’esecuzione dell’inno di Mameli da parte delle classi di strumento, dirette dai loro docenti, mentre fanno da fil rouge, tra una nota e l’altra, i versi della Spigolatrice di Sapri, celeberrima lirica, legata al racconto dell’impresa eroica di Carlo Pisacane, nel corso della quale morirono i 300 soldati italiani impegnati nel processo di unificazione che fa dei ricorsi storici, storia appunto dei nostri giorni, se si pensa ai soldati che hanno perso la vita, e continuano a perderla, nel pieno compimento del loro dovere nel corso di tante missioni di pace.
Poi si passa al racconto delle principali tappe che portarono al 17 marzo 1861, peraltro espresse graficamente nei sei cartelloni sei avvolti nel tricolore, e nel blu di una neonata Comunità Europea con tanto di legittimo passaporto italiano certificato dalla carta d’identità di appartenenza a questa unica e grande nazione per innestare nel futuro ciò che resta del nostro glorioso passato, disposti nell’antipalestra come biglietto di benvenuto e d’ingresso ad autorità ed invitati, cui è stata concessa la possibilità di rinverdire gli evergreen di trascorsi scolastici, magari dimenticati.
Sei effigi per raccogliere date, nomi, riproduzioni di documenti autentici, vecchie fotografie dall’intatto fascino comunicativo , in parte ingiallite dal tempo, ma proprio per questo più autenticamente attuali, e che ci fanno apparire le storpiature del presente ancora meno patriottiche di quel che già non siano.
Dopo questa breve corsa sulla macchina del tempo, il colpo d’occhio sulla palestra…, su cui campeggia un’enorme bandiera extra large, realizzata con i tricolori degli strumenti da ginnastica, i palloncini e le bandierine in pendant ed in versione small, sparsi ovunque a fare da contorno nella gremita palestra di parenti, naturalmente commossi e ben lieti di salutare il nostro inno in standing ovation, mentre l’intervento della dirigente e delle autorità presenti chiosano la fine di una giornata particolare per tutti, da inserire nell’album di ricordi di ciascuno e che ci offrirà la rara possibilità di dire, un giorno,magari davanti ad un camino e con i nipotini: “ Quel 17 marzo 1861 ci sono stato anch’io, benché in ritardo di centocinquant’anni”….!!!.
In fondo, l’importante è partecipare, credendoci sempre senza arrendersi mai.
Mimmo Palummieri