mercoledì 04 dicembre 2024


03/12/2024 09:10:48 - Manduria - Cultura

La “pellicola” che scorreva davanti ai suoi occhi si interruppe bruscamente, sostituita da un film muto, ma in 3D. Le scene mostravano le migliori posizioni del Kamasutra: il set era una camera d’albergo, un letto matrimoniale illuminato dai riflettori e nient’altro

Giorgio era a un bivio: stipulare un patto col demonio o staccare il biglietto per il purgatorio? Sì, perché in paradiso ci vanno solo i santi. Non doveva accordarsi con il diavolo per questioni politiche, economiche o per ottenere una posizione di prestigio nella società. Ma Belzebù ci aveva messo la coda, anzi, le corna: con un ghigno compiaciuto, mescolava una pozione magica, intingendo l’unghia in un mix di passione, erotismo e avventura.

Da una parte c’erano la ragione e il libero arbitrio, una strada agevole e piana; dall’altra, un percorso irto e tortuoso. Su un piatto della bilancia: evasione e incoscienza, più pesanti; sull’altro, la fragile lealtà. Chissà se Dio, nella sua benevolenza, avrebbe concesso, per una volta e per un tempo limitato, di oltrepassare il limite della fedeltà.

Giorgio, però, non si illudeva di avvalersi di attenuanti o il favore dell’Onnipotente: imboccare la via dell’adulterio significava trasgredire il nono comandamento e, soprattutto, distruggere la fiducia di sua moglie.

Ma l’infedele prova rimorso? Difficile rispondere, soprattutto per chi non ha mai tradito. Secondo alcuni psicoterapeuti, una scappatella potrebbe, in certi casi, rafforzare il rapporto coniugale. La TV, il cinema, il web e la carta stampata riservano molto spazio a immagini di donne sexy dalle misure perfette. Oggi, alcune donne, pur di apparire più giovani e belle, ricorrono al bisturi; ma allo spettatore interessa poco l’autenticità del loro corpo, purché risultino attraenti. Come può, quindi, l’uomo moderno, costantemente bombardato da immagini stereotipate di donne sexy, fermare l’ondata di testosterone che, come una forza travolgente, viaggia a razzo nel suo corpo?Invaso dal desiderio, il cervello pensante non riesce a percepire l’ammonimento “Vade retro, Satana”; la parte rettile e istintiva soffoca i sensi di colpa e invia impulsi di erezione al membro che, testardo, resta in posizione eretta, come in un simbolico “alzabandiera”.

Giorgio era stato folgorato da quella donna: un mix tra una pin-up di Playboy, la Marilyn Monroe dei nostri tempi e Belen Rodriguez, materializzatasi davanti ai suoi occhi. L’avvenente barista, chinata per prendere dal banco frigo una birra ghiacciata per un cliente, attirava gli sguardi maliziosi degli avventori, resi ancora più accaldati dall’atmosfera soffocante del locale.

I leggings neri, da cui spuntava un fondoschiena perfetto, simile a un “mandolino”, catturavano ogni attenzione. Una t-shirt bianca attillata con il logo del bar “Bora Bora” sul petto completava quella “tela” degna di una Nascita di Venere moderna. A impreziosire il quadro, un décolleté mozzafiato che scopriva la linea morbida e seducente delle sode curve, messe in risalto da un reggiseno push-up di Intimissimi, “ideato per dare volume e sostegno al seno”, come recitava lo slogan pubblicitario.

«Prego! Cosa prende?» chiese lei con un sorriso.

«Eh... Un caffè,» rispose lui, impacciato, interrompendo di colpo il suo viaggio mentale e la visione del film Le ragazze del Coyote Ugly.

La pellicola immaginaria riprese: lei indossava solo calze autoreggenti e décolleté con tacchi a spillo; sul fondoschiena spiccava un vistoso tatuaggio tribale. Il suo amante, attore protagonista della scena, era però un dilettante: aveva saltato le scene iniziali e stava già girando il “secondo tempo”.“Le situazioni imbarazzanti si affrontano con calma e sangue freddo”, gli consigliava spesso un vecchio amico ed ex dongiovanni. “La bellezza e la fisicità non bastano a far colpo sulle donne: è il cervello la vera arma della seduzione”.

Così, Giorgio si figurava di riavvolgere il nastro e ripartire dalla fase uno. Ciak, si gira! Frenare le emozioni era complesso: le mani sudate, la bocca asciutta e il tremore che gli scuoteva gli arti non facilitavano certo l’approccio con quella donna. Giorgio non si era mai preso tanta cura di sé; da qualche mese si allenava più volte a settimana in palestra, accorciava regolarmente barba e capelli brizzolati e spendeva una fortuna in profumi, lozioni e abbigliamento firmato. Il suo testosterone sembrava impazzito e, come per effetto di una mutazione genetica, l’uomo appariva visibilmente trasformato.

Gli specchi confermavano il cambiamento: si ammirava e rimirava con compiacimento.“Tira cchiù nu pilucanùnzartu” – “Tira più un pelo che una corda,” recita un proverbio salentino, sottolineando come una donna possa smuovere un uomo più di qualsiasi forza esterna.

Non compare nel Guinness dei primati il record per la scalata del monte di Venere, quell’arrotondato deposito di tessuto adiposo situato sopra la vulva e indicato nei testi antichi come “natura”. Affrontarlo non è semplice: sotto i crespi rovi e la bassa vegetazione mediterranea si cela – sempre che non sia già passato il decespugliatore – la “fonte dell’elisir” di lunga vita. Una volta raggiunta la vetta di quel modesto promontorio, si prova una sensazione di onnipotenza. Tuttavia, quell’altura si presenta all’alpinista-esploratore sotto mentite spoglie: è nelle sue viscere che, in realtà, si rivela più fertile.

Delfini ed esseri umani sono gli unici animali che fanno sesso per piacere, oltre che per procreare (web). Chi salta la fase dei preliminari (petting) non arriva alla finale di “Champions League” e si rivela un pessimo amante. Nel mondo animale, ad esempio, il cosiddetto grillo strepitans immobilizza la femmina con un arpione situato sulla schiena (web). L’uomo, invece, non segue schemi precisi nel petting, ma esplora lentamente le zone erogene “nascoste” della propria amante, alla ricerca del misterioso e soggettivo punto G. “Esplorare” il corpo femminile e “immobilizzare” la partner con delicatezza rendono l’esperienza appagante per il gentil sesso, che si abbandona alle attenzioni del compagno. A sua volta, anche l’uomo prova piacere e soddisfazione. Spesso, guidato dall’inconscio e da ricordi infantili, l’uomo rivede nel seno dell’amante quello della madre. Per qualche istante si trasforma in un cucciolo d’uomo, tornando a essere “tenero”, “fragile” e “indifeso”, proprio come quando, da neonato, si nutriva al seno della genitrice, che lo accudiva e allattava con amorevolezza, proteggendolo nel suo mondo di “bambagia”.

Da adulto, pur con un intento diverso, è ancora guidato dall’istinto, dai sensi e, in particolare, dalla vista. All’orizzonte intravede due sommità gemelle, rivolte verso l’Olimpo, situato qualche palmo più in basso. Dalla cima di quei promontori, generalmente a forma di pera, coppa di champagne o scolpiti dal bisturi, il percorso non è particolarmente irto: si raggiunge facilmente la spianata che conduce alla “dimora degli dei”. Ed è lì che alberga la felicità!

Giorgio “levitava” come San Giuseppe da Copertino; cambiava pelle spesso, come i serpenti, e vagava senza meta per la città. Dal suo volto raggiante e dal sorriso disegnato sulle labbra carnose traspariva la felicità. Aveva ottenuto un kudos[1], ma ora doveva affrontare la fase due, la più difficile. La sua meticolosità nell’organizzare e ordinare ciò che gli apparteneva e la sua cautela nell’affrontare situazioni complesse non lo scoraggiavano. Si affidava alle sue eccellenti capacità organizzative e non avrebbe fallito, nemmeno se gli avessero affidato la preparazione di un secondo D-Day.

Tuttavia, mentre metteva a punto il progetto a cui lavorava da giorni, aveva trascurato un dettaglio fondamentale: il nome di lei.

“Caspita! Come si chiama?” si chiedeva continuamente, consapevole di essere stato nuovamente tradito dal proprio tallone d’Achille. Ma presto lo avrebbe scoperto.

Ogni istante della giornata, accompagnato dalla sua immaginazione, lei gli appariva, ricorrendo anche nei sogni notturni, esclusivamente erotici. La stessa scena si ripeteva davanti a lui: l’amante, in déshabillé, lo attendeva nell’alcova, mostrando con compiacimento le forme scolpite che il buon Dio le aveva donato. Lui si inebriava del profumo della sua pelle vellutata, percepiva il calore del suo corpo vibrante e navigava senza timore nel “Triangolo delle Bermuda”. Coglieva delicatamente quel “Gelsomino notturno” e si immergeva con facilità nella natura evocata da “La pioggia nel pineto”. In quei momenti, costellati di profumi, suoni lievi, movimenti ondulatori e viaggi su pianeti sconosciuti, Giorgio perdeva ogni inibizione e bussola. Naufragava piacevolmente su quell’isola sperduta nell’oceano, avvolta nel mistero e nella vegetazione. In quel luogo seducente avrebbe voluto trascorrere l’intera vita, se non fosse che i sogni spesso restano lontani dalla realtà.

Per lei era diventato un assiduo frequentatore del bar, tanto da alzare la media giornaliera di caffè da una tazzina a cinque. Che cosa non si farebbe per una donna!

Al di là delle “Colonne d’Ercole” c’era l’ignoto e Giorgio si apprestava a intraprendere la navigazione in quell’impetuoso oceano: un viaggio esplorativo ricco di insidie. Nel vasto mare femminile, a volte calmo e limpido, altre turbolento, seguire una rotta era impresa ardua. Onde, correnti, piogge e venti non permettevano una navigazione serena. Raggiungere terra richiedeva sacrificio, impegno e, soprattutto, attenzione. Non si poteva mai abbassare la guardia, nemmeno quando la navigazione sembrava tranquilla.

Lei era l’isola, e naufragare lì era dolce. Immersa nel verde di piante meravigliose e alberi dai frutti spontanei, variegati e deliziosi. Lei era la cascata che a valle diventava ruscello, e lo scroscio di quell’acqua si fondeva al suono delle onde che si infrangevano delicate sulla battigia bianca e sabbiosa di quel paradiso.

Giorgio, ormai seduto di fronte al mare, sorrise amaramente. I suoi sogni erano rimasti proprio lì, in quella tazzina di caffè. Era bello naufragare, sì, ma la vita reale, la vita vera, era tornare a riva.

“Forse” – pensò – “il paradiso è solo un miraggio, una tentazione”.

 

Walter Pasanisi

 

1Il termine inglese kudos deriva dal greco antico κῦδος (traslitt.: kŷdos), col significato originario di "gloria", fama, "rinomanza", acquisita soprattutto in guerra, implicando, quindi, un riconoscimento pubblico positivo per le proprie azioni. (Wikipedia)

 

 











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