Legalità e cultura: «Maruggio. Una comunità che nel nome della cultura educa alla legalità. Andiamo avanti con il coraggio di essere liberi oppure fateci saltare tutti»
Il 17 ottobre scorso in un Convegno svoltosi a Maruggio (Ta), per volontà del Comune e del Centro Studi e Ricerche “Francesco Grisi”, il Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Interno On. Alfredo Mantovano puntualizzò, alla presenza di autorità e tra queste il Prefetto di Taranto, Giudici e il Vice Questore, il rapporto tra legalità e ordine pubblico in un convegno che si apriva a prospettive di conoscenza e di forte dialogo tra la cultura della legalità e la legalità sul territorio.
Maruggio è paese, lo si può dire senza alcuna smentita, capofila nella promozione e nella programmazione di eventi e di attività culturali. Una comunità che si porta dietro una tradizione di nobili origini e di forte senso della legalità e della dimensione politico – cristiana (le eredità templari e la contestuale storia legata ai cavalieri di Malta non sono un percorso episodico) è dentro la dimensione di una municipalità che ha sposato la legalità come cultura dell’essere.
A distanza di neppure un mese succedono a Maruggio fatti paradossali. Attentato al primo cittadino. Attentato alla comunità con una “quasi” sfiorata strage. Forse è questa la risposta che si è voluta dare ad una manifestazione istituzionale nella quale si poneva l’accento che solo la cultura può salvarci dalle ambiguità territoriali, solo gli strumenti della cultura possono sollevare un territorio.
Io continuo a sottolineare la necessità di promuovere la cultura come frontiera agli estremi comportamenti che devastano non solo l’immaginario ma il reale di una comunità.
No. Non si possono tollerare gli atti di terrorismo nei confronti di una intera comunità perché quando si colpisce un sindaco si colpisce non solo una maggioranza politica ma il senso della politica, quando si colpisce la politica si colpiscono i gangli vitali della convivenza.
Non è questione di esprimere solidarietà all’amico Alberto Chimienti, alla giunta tutta, alla cara persona che svolge l’incarico di vice sindaco e assessore alla cultura, Anna Molendini, agli amministratori tutti.
Non si tratta di affermare “vi sono vicino in questo momento…”. Io sono stato sempre vicino a questi uomini e non perché c’è una condivisione politica (me ne frego di questo tipo di condivisioni soprattutto in particolari momenti) ma perché insiste un principio fondante che è quello del rispetto istituzionale nella massima libertà. Perché il sindaco e tutto il progetto amministrativo sono modelli di libertà e non sono incasellabili in schematismi o classificabili in canoni di correnti o di schieramenti buoni a sottoscrivere posizioni di comodo.
Non c’è nulla di comodo. Lo so bene. Io che ho fatto l’amministratore come assessore provinciale alla cultura e minacciato più volte so cosa significa non cedere alla non libertà. Amministrare nella libertà diventa scomodo. È qui che si gioca la partita.
Ed è qui che si chiede la maggiore tutela e io la chiedo direttamente al Ministro degli Interni, la chiedo direttamente all’amico di questi amministratori (e non per amicizia) che è il sottosegretario Alfredo Mantovano.
Ebbene, Mantovano è stato più volte a Maruggio sia per parlare di cultura pura e sia in veste istituzionali e la chiedo in quanto, tra l’altro, è uomo di cultura. Salvaguardiamo questi nostri amministratori e questa comunità con un principio di fondo: lasciateci produrre educazione alla cultura perché soltanto così si identifica un territorio e si porta un territorio nella conoscenza della consapevolezza.
Oppure, lo dico non per spavalderia, in nome della cultura e nel nome del coinvolgimento di un territorio verso i temi della consapevolezza del nostro fare e del nostro sapere, fateci saltare tutti. Lo dico agli innominati, a coloro che vogliono che non si cambi, a coloro che hanno un radicamento nella ignoranza e nel gattopardismo, a coloro che credono che si possa risolvere tutto con la minaccia, a coloro che non conosco, non conosciamo.
Non ci fermeremo perché cercheremo di portare il senso di quella cultura per la legalità nelle strade, nelle piazze, nelle attività. Andremo avanti parlando con la libertà senza lasciarci coinvolgere e partecipando alla crescita di un territorio.
Non è un invito soltanto. È una affermazione di merito.
Mi si potrà dire in nome di cosa parlo? Parlo in nome di quel convegno che organizzammo il 17 ottobre scorso. In quell’occasione dissi che soltanto la cultura ci salverà. Non per caso proprio in quell’occasione commentavo un altro brutto evento accaduto proprio in quei giorni a Taranto: il caso Lina Wertmuller.
Anche la politica teme la cultura. Mi correggo volutamente. Una certa politica che non riesce a parlare di politica o i politici incolti non amano la cultura e costringono alla cultura di non emergere. Noi, invece, siamo impastati nella cultura e di cultura ma non vogliamo rinunciare allo sviluppo del territorio e siamo convinti che cultura e politica devono marciare uniti perché l’omicidio della cultura porta al suicidio della politica.
E ora andiamo avanti. Sindaco, Amministratori, Comunità di Maruggio, politici che vogliono parlare il linguaggio leale della cultura: non ci arrenderemo nei confronti di chi pensa che la minaccia possa chiudere una stagione.
Maruggio culturalmente è un “Rinascimento”. Da qui le coscienze libere non possono avere timori. Dobbiamo essere non solo testimoni ma anche protagonisti. Siamo qui per seminare idee e per proporre una progettualità che sappia porre al centro il diritto alla convivenza, alla tolleranza, alla civiltà. Tutto questo passa attraverso l’esempio della cultura. Ecco perché non so esprimere solidarietà. Ma voglio che tutti insieme si vada avanti con la giusta tutela e con il coraggio che caratterizza gli uomini liberi.
Pierfranco Bruni