Vico (PD): “Il caso del terminal tarantino avrebbe bisogno di un grado di attenzione più alto. A rischio l’economia del paese ed esuberi strutturali di notevole portata”
L’allarme lanciato due settimane fa credo sia stato sottostimato e poco valutato nella complessità delle sue ricadute sia per l’economia legata a Taranto e alla Taranto Container Terminal, sia per quella di tutto il sistema dei Porti HUB italiani.
Torna sul tema dello spostamento di traffici da Taranto al Pireo da parte di Evergreen il deputato pugliese del PD, Ludovico Vico, che per primo aveva manifestato preoccupazione di fronte ad un feroce ridimensionamento dello scalo jonico anche a fronte di nuove geografie internazionali e assetti societari tra le grandi società di gestione dei traffici di container.
Taranto segnerà un meno 262.433 mila TEU – spiega Vico – su un totale di 688.316mila TEU registrati fino al 20 settembre, data che ha decretato lo spostamento delle portacontainer da 7.000 TEUs e dei feeder intra-mediterranei dal terminal tarantino a quello ateniese del Pireo.
Una decisione che provoca un vero e proprio terremoto in ambito locale e nazionale.
Il terminal tarantino – spiega Vico – se si sommano le navi madri del CES (China-Europe-Shuttle) che spariscono del tutto e i feeder che riducono le loro “toccate” perde all’incirca 12-13 navi portacontainer al mese. Ciò significa anche che certi traffici bypasseranno l’Italia meridionale per scegliere altre rotte ed altri paesi dove l’investimento sui porti hub e sull’intermodalità logistica non sono rimasti solo impegni su fogli di carta.
Ma il dato catastrofico si abbatte su Taranto proprio mentre i traffici dei container erano in netto rialzo dopo lunghi diciotto mesi di contrazione dovuti alla crisi internazionale.
Il progetto preliminare per il consolidamento della banchina del molo polisettoriale (opera propedeutica ai famosi dragaggi per dotare il fondale del porto di Taranto si una profondità pari a 16.50 metri – 2,50 metri in più di quelli attuali – ndr) – dice Vico – è in netta dicotomia rispetto a questo disimpegno da parte di Evergreen che gioca sul territorio una partita aperta contro il suo socio di maggioranza: la Hutchinson Wampoa.
Nello scontro tra colossi il dato che rischia di passare in sordina è quello della capacità occupazionale del terminal tarantino.
E’ difficile compiere una stima precisa – sottolinea Vico – ma il ridimensionamento dei traffici potrebbe certamente avere ricadute occupazionali sostanziose. Esuberi strutturali che con la riduzione certa del trasbordo di 5 linee potrebbero segnare un altro punto a sfavore rispetto alle ambizioni di crescita economica e sociale del territorio.
Un problema più che serio che rischia inoltre una cattiva gestione.
Hutchinson ed Evergreen brillano per assenza di confronto con territorio – dice il parlamentare del PD – nessun confronto ufficiale con le istituzioni, nessun confronto con i sindacati che proprio alcuni mesi fa avevano firmato un accordo di flessibilità. Le politiche nazionali di commercio estero e quelle di sviluppo e mantenimento produttivo e occupazionale delle risorse espresse nel territorio imporrebbero invece un attenzione più grande rispetto al problema – termina Vico – attenzione che sino ad ora ha tenuto il “caso-Taranto” relegato a fatto di cronaca locale. E così non è!