Il parlamentare del PD, Ludovico Vico, interviene sul declassamento della Stazione Ferroviaria di Taranto e sui tagli alle tratte Taranto-Roma
L’autunno per il rapporto tra Taranto e Trenitalia è sempre foriero di grandi periodi di crisi. In principio furono i tagli ai treni a lunga percorrenza in direzione Reggio Calabria, Milano e Torino. Poi fu la volta della trasformazione dei treni per Roma da Eurostar a Intercity. Poi radamente la scomparsa della 1^ classe e dei posti letto e ora la cancellazione di fatto (tranne che per il week-end) dell’unico e ultimo treno che collegava Taranto con Capitale. Tutto ha il sapore di una offesa preterintenzionale, l’ennesima, ai danni di una città condannata all’immobilismo.
Non usa mezzi termini il parlamentare del PD Ludovico Vico che proprio un anno fa (novembre 2010) con un pressing realizzato insieme ai parlamentari della Basilicata Ginefra e Margiotta era riuscito a strappare un impegno a Trenitalia per il recupero, nel prossimo calendario della concessionaria per i trasporti ferroviari italiani, dell’Eurostar Roma-Potenza-Taranto e ritorno.
Nulla di fatto, invece, non solo l’Eurostar continua ad apparire sempre più lontano, ma addirittura Trenitalia annuncia anche il declassamento della Stazione Ferroviaria di Taranto a semplice punto di “toccata” per alcune tratte interne (servizi regionali) e riduce il suo impegno per i collegamenti con Roma ai soli venerdì e domenica notte – sottolinea Vico.
Vico dunque annuncia l’ennesima marginalizzazione di Taranto e la contestualizza nell’ambito delle politiche “antimeridionaliste” condotte da questo Governo.
L’A.D. di Trenitalia Mauro Moretti – dice Vico - in una occasione pubblica, alla domanda di un giornalista che faceva domande sui tagli al Sud e sul servizio scadente reso a questa parte dell’Italia rispondeva “siamo un’azienda. Ci sono tratte che hanno mercato, e tratte che non ne hanno. E’ lo Stato che ci deve dire che servizio vuole e con che risorse intende coprire i costi. Altrimenti, facciamo il servizio che possiamo fare usando il materiale rotabile che abbiamo al meglio” (fonte Apcom – ndr).
Ma non ci voleva Moretti – continua il parlamentare del PD – a spiegarci che questo Governo, ostaggio della Lega, non investe fondi adeguati alle esigenze e alle infrastrutture del Sud. Così come non ci voleva questa illuminante spiegazione sulle politiche aziendali di Trenitalia per continuare a prendere in giro i cittadini del Sud che forse continuano a non utilizzare i treni perché eternamente in ritardo, sempre più scadenti e privi di decoro. Mettessero i treni ad alta velocità e super efficienti che ci sono in altre parti d’Italia al servizio del Nord – dice Vico – e vedrebbero impennare la domanda.
Ma ora la misura è più che colma – continua il deputato tarantino - e il travaso di bile dovrebbe riguardare non solo le istituzioni mobilitate dall’intervento del presidente della Provincia di Taranto, Florido, ma anche i parlamentari e forze politiche di ogni schieramento e la Regione Puglia che con noi un anno fa mosse nuovamente critiche aspre nei confronti di Trenitalia.
La lista delle mortificazioni subite da Taranto Vico la riporta con estrema puntualità partendo dal 2007 partendo dall’Intercity per Reggio Calabria, passando per l’Eurostar ETR 500 per Milano. Poi ci sono i tagli consistenti del 2009/2010 con la scomparsa dell’eurostar Taranto-Milano, dell’Espresso Taranto-Torino e dell’Eurostar ETR 450 declassato ad Intercity del Taranto-Potenza-Roma. Fino all’ultima beffa: la decurtazione delle giornate di servizio per l’Espresso che in partenza da Lecce fa tappa a Taranto in direzione Roma.
Vi è la volontà neanche più pateticamente travestita di rendere Taranto una città marginale, tagliando su strade, trasporto aereo e ferroviario e ora persino sulle, fino a ieri universalmente riconosciute, vocazioni cargo – sottolinea ancora Vico – se è vero, com’è vero che nulla è stato fatto per garantire al corridoio adriatico-jonico, che non finisce a Bari ma si estende sino a Reggio Calabria, passando proprio per Taranto e il suo porto, il giusto sviluppo. Mi chiedo a cosa siano serviti allora i soldi pubblici spesi per il famoso raddoppio della Taranto-Bari?
La nota di Vico termina poi con un riferimento storico.
Nel 1861 nel Nord d’Italia c’erano già 1800 chilometri di ferrovia. Al Sud solo 184. Tra il 1863 e il 1889 il giovane Stato Italiano spese per costruire nuovi binari 1miliardo e 400 milioni di lire al nord e solo 500milioni al Sud – dice Vico - Nell’anno del 150° anniversario della nostra storia unitaria il Sud da questo punto di vista ha ben poco da festeggiare.