«Era un politico di razza, che ha fatto tanto per il nostro territorio, e anche un fine imprenditore. Per me spesso è stato un avversario politico, ma anche un amico vero»
«Era un politico di razza, che ha fatto tanto per il nostro territorio, e anche un fine imprenditore. Per me spesso è stato un avversario politico, ma, ad eccezione di una fase in cui il livello della dialettica politica fra gli schieramenti si era un tantino inasprito, anche un amico vero».
Giuseppe Turco, consigliere provinciale del Pd e sindaco di Torricella sino a qualche mese fa, ricorda Pietro Franzoso, due volte eletto deputato, ma già consigliere provinciale e regionale, nonché assessore sia provinciale che regionale.
«E’ stato un politico che si è fatto da solo, iniziando dalla base» rimarca Turco. «Ha iniziato facendo il sindaco di un paese di poco più di 3.000 abitanti. Poi, gradino dopo gradino, ha raggiunto Roma, conquistando per due volte gli scranni di Montecitorio. Non tocca a me rimarcare le sue qualità. Riusciva sempre ad avere idee e strategie politiche che lo contraddistinguevano. E poi era sempre in prima fila nella lotta per difendere il nostro territorio. Non solo per Torricella. L’intera provincia ha beneficiato del suo impegno. Dopo Cosimo Lacaita, vice sindaco nella prima parte della precedente legislatura, il mio paese perde un altro valido uomo politico».
Sino ad un paio di legislature fa, fra Giuseppe Turco e Pietro Franzoso, avversari in diverse competizioni elettorali, i rapporti non erano proprio idilliaci.
«Credo di essere stato l’unico a battere Pietro in una competizione elettorale diretta» prosegue l’attuale consigliere provinciale del Pd. «In un turno delle Provinciali, infatti, io ottenni una percentuale di voti più alta nel nostro Collegio. In quella tornata fu eletto come presidente Rana. Io ero fra gli scranni della minoranza, mentre Pietro faceva parte dell’Amministrazione attiva. Più volte, nel corso delle sedute del Consiglio Provinciale, il gioco delle parti ci ha portato a contrapposizioni dialettiche, anche energiche. Ma tanti suoi amici di partito mi riferivano che io ero l’unico a generare in lui allegria. Ci siamo sempre rispettati, anche se a distanza. Da qualche anno, poi, ci siamo ritrovati pienamente, anche se ognuno è rimasto nel proprio schieramento politico. Devo dare atto a Pietro che nei cinque anni in cui sono stato sindaco ha sempre caldeggiato ogni richiesta di finanziamento che partiva da Torricella. Lo sentivo telefonicamente in continuazione, sempre per sollecitare risorse. Ricordo con simpatia quella volta che mi rispose con una simpatica battuta: “Peppo”, mi disse, “io non sono una gettoniera…”».
L’ultima campagna elettorale, quella delle Comunali della scorsa primavera, si è svolta nella massima armonia.
«Abbiamo lavorato entrambi per superare quei contrasti aspri che avevano caratterizzato il mondo politico torricellese sino a qualche lustro fa. Ci siamo riusciti. Da quando è accaduta la disgrazia, a settembre, per rispetto verso Pietro, il mio partito, in Consiglio Comunale, non ha avviato alcuna iniziativa politica contro l’Amministrazione. Come ricorderò Pietro? Non potrò dimenticare le sue telefonate dopo la morte di Cosimo Lacaita. Mi è stato vicino dal punto di vista umano, oltre che dal punto di vista politico».