Si spera di ritrovare, ora, la piccola Dayana
Ormai è ufficiale: è di Maria D’Introno, la neo sposa di Biella di origine pugliese, di Corato, uno dei due corpi femminili recuperati nei giorni scorsi a poppa della nave concordia, ma solo ieri identificato.
Il corpo, ritrovato tra il ponte 4 e il 5 dai sommozzatori dopo essersi aperti un varco tra le suppellettili e gli arredi accatastati lungo i punti di raccolta dei 4500 ospiti del cruise, soffoca le speranze del marito e dei familiari, che avevano dichiarato di averla vista buttarsi in mare, nonostante la sua fobia ossessiva dell’acqua.
Nel frattempo continua a salire il numero delle vittime, che con le due ritrovate nel pomeriggio di oggi, sale a 13, facendo scendere il numero dei dispersi ufficiali che dovrebbero essere 20, scongiurando la presenza a bordo di passeggeri non registrati, come la donna ungherese di cui si è tanto parlato nei giorni scorsi che potrebbero far lievitare il numero dei corpi da cercare.
Intanto, sebbene resti da accertare l’identità delle vittime ritrovate nel pomeriggio, il cuore della Puglia continua ad essere gonfio di speranza per Giuseppe Giacomo, il musicista di Alberobello da solo un mese entrato a far parte dell’orchestra della Costa Concordia. La sua nomea lo precede e gli fa eco per il gesto di estrema generosità compiuto al momento dell’imbarco sulla scialuppa che gli avrebbe salvato la vita, se accortosi della presenza di un bambino, non gli avesse ceduto il posto, dando pieno compimento alla severa legge del mare che garantisce la priorità a donne, bambini e diversamente abili. Ed è proprio questo uno degli episodi che acuisce il risentimento popolare verso il comandante Francesco Schettino, ora agli arresti domiciliari, accusato di abbandono della nave e omicidio plurimo, tanto da rischiare sino a 15 anni, mentre si rimbalzano le sue responsabilità a quelle della Costa Crociere relativamente alla gestione della comunicazione più o meno tempestiva e veritiera dell'emergenza.
Dubbi forti sul funzionamento della scatola nera, recuperata insieme alla cassaforte della cabina del capitano, sono comparsi nel circuito della comunicazione a mezzo stampa, indisponibile da circa quindici giorni, tanto da lasciare credere nell’impossibilità di reperire elementi utili alle indagini.
Grande apprensione anche per la piccola Dayana, di cinque anni, di cui non si hanno notizie dalla notte del naufragio. Il padre, morto per infarto, la bambina legata ad un destino da missing person, nel blu del mare che forse potrebbe essere la sua tomba. Nella disperazione più profonda la madre, che avrebbe chiesto ai sommozzatori di essere accompagnata a bordo del relitto per chiamarla ad alta voce per provocare una qualche risposta da parte della figlia, restata da sola a bordo del torbuillon dell’emergenza dopo l’incidente accorso al padre, infartuato sul momento del massimo pericolo.
Un profondo dolore che unisce l’Italia da nord a sud e che tiene in apprensione tutti quelli che vorrebbero almeno una tomba per la piccola, nella peggiore dell’ipotesi.
E mentre la notizia del corpo ritrovato della nostra corregionale fa presto il giro del circuiti di informazione, già si palesa lo spettro della beffa ai passeggeri irrisarcibili, causa postille illeggibili sui contratti della Costa, che rischia non poco dal calcolo dei danni, nonostante abbia voltato le spalle al comandante, negandogli il patrocinio legale. Un anno cominciato male, che seppure esorcizzi la profezia Maya, amplifica la presunta ed assoluta responsabilità del comandante con un giocattolo tra le mani.
Mimmo Palummieri