Pelillo reclama le primarie a Taranto e, in caso di diniego, potrebbe allearsi con il terzo polo
Il futuro del titolare della delega al Bilancio sembra appeso ad un filo. Il caso delle primarie per la scelta del candidato sindaco, spinte dall’assessore Pd e respinte a gran voce dal partito del governatore, Sel, per ricandidare il sindaco uscente Stefàno, rischia di esplodere.
Già una settimana fa, Pelillo aveva indossato le vesti dell’opposizione in un’infuocata audizione in commissione dedicata ai trasporti nel Tarantino, in particolare all’aeroporto di Grottaglie, ritenuto non più strategico sia da Adp che dalla Regione per i voli civili. L’occasione si è ripetuta nei giorni scorsi, con il tavolo sulla mobilità convocato a Taranto e che ha visto nuovamente l’assessore al ramo, Guglielmo Minervini, difendere le ragioni del governo Vendola sul futuro dello scalo, più legato all’intermodalità con il porto che al traffico passeggeri.
Ancora una volta, Pelillo ha aspramente criticato le intenzioni del governo, annunciando l’impegno di reperire nelle pieghe dei fondi e del Bilancio autonomo 1 milione di euro da investire nel rilancio dei voli da e per Grottaglie. Una battaglia di campanile, evidentemente tutta orientata alle prossime amministrative nel capoluogo jonico, che rischia però di avere strascichi sia nell’amministrazione regionale che nella stessa tenuta della coalizione di centrosinistra.
Da un lato, l’ennesima reprimenda subìta da Minervini ha indispettito sia il governatore, da tempo ai ferri corti con l’assessore al Bilancio anche per la questione del San Raffaele di Taranto, sia i maggiorenti locali del Pd, a cominciare dal presidente della Provincia Gianni Florido e dal deputato Ludovico Vico, anche loro finiti nel mirino di Pelillo per non aver sostenuto la sua battaglia per le primarie.
Ed ora, coi partiti del centrosinistra tarantino pronti a sostenere Stefàno, tocca al Pd sciogliere la riserva. Domani il segretario Sergio Blasi annuncerà la rinuncia del Pd alla richiesta di primarie dinanzi al possibile scollamento della coalizione, di fatto suggellando l’intesa con Vendola e con gli altri partiti e lasciando solo il candidato in pectore Pelillo. Al quale erano pure state offerte alternative alla discesa in campo, dalla vicepresidenza della giunta (che la Capone, sempre del Pd, è in procinto di lasciare qualora vinca la corsa a sindaco di Lecce) alla candidatura alle prossime politiche. Su entrambe le offerte, Pelillo non avrebbe ricevuto rassicurazioni tali da indurlo al passo indietro. Anzi. Da giorni si vocifera di una sua possibile alleanza con il Terzo Polo per una discesa in campo in antitesi alla coalizione pro-Stefàno. Uno «strappo» che potrebbe, alla luce degli scontri in atto con il governo di cui è esponente, indurre Vendola a decisioni estreme, sinora scongiurate: un mini- rimpasto d’intesa col Pd per estrimettere Pelillo dalla giunta.