Un gruppo di signore che hanno vinto il tumore al seno raccontano, ballando, la loro esperienza
La danza, comprese la “pizzica” e la danza del ventre, per esorcizzare un male che era penetrato nel proprio corpo, per raccontare il calvario della sofferenza e per celebrare la rinascita psico-fisica.
“La danza delle donne per le donne” è un modo diverso e originale di proporre tutte le fasi di una esperienza che segna la vita: il tumore al seno. Ne sono protagoniste sei donne baresi (Claudia Catacchio, Tina Di Matteo, Anna Maria Gallina, Margherita Maggiore, Maria Pia Mangione e Melania Vlad), che hanno dato vita al gruppo “Le arabe fenici” per condividere, con una vera e propria drammatizzazione, la rinascita attraverso la gioia della danza orientale. Guidate e accompagnate dal counselor biosistemico Elisabetta Rizzo e dall’insegnante di Danze Orientali Marilena De Letteris, “Le arabe fenici” portano il loro speciale spettacolo nei reparti di Oncologia degli ospedali pugliesi. E domani (martedì), alle ore 18,30, saranno anche a Manduria, presso il Museo della Civiltà del Primitivo del Consorzio Produttori Vini, su iniziativa del Servizio di Oncologia del “Giannuzzi” di Manduria, diretto dal dott. Cosimo Brunetti.
«Nei loro occhi si potranno scorgere emozioni contrastanti: dolore e rabbia per ciò che hanno subito, gioia perché sono riuscite a sconfiggere “l’alieno” che si era insediato nel loro corpo» spiega la counselor Elisabetta Rizzo. «Durante la lettura di brevi tratti autobiografici sarà evidente la commozione, il pianto, ma queste donne non hanno timore di mostrarsi fragili agli occhi del pubblico, perché dalla loro fragilità hanno tratto la forza per andare avanti e non arrendersi di fronte ad una malattia verso la quale, tutt’oggi, l’essere umano risulta talvolta impotente. Nelle loro mani stringeranno l’amore per la vita, coscienti che non scivolerà via come sabbia ma sarà un diamante che brillerà, nutrito dai loro sogni».
Donne che hanno raggiunto la loro rinascita alla vita attraverso la danza del ventre, ossia la danza delle donne per antonomasia.
«Hanno imparato a conoscersi, a confrontarsi e a sorreggersi a vicenda combattendo unite le loro paure» continua Elisabetta Rizzo. «Hanno ritrovatola femminilità ormai celata sotto veli d’insicurezza successivamente alle cure oncologiche. Hanno compreso che l’essere donna non è solo una condizione fisica ma anche quell’essenza invisibile agli occhi.
Quando si raccontano riescono a trasmettere l’amore che nutrono per la vita e la pura essenza
della femminilità che non si riduce ad un danza sensuale ma a sorrisi carichi d’energia positiva e sguardi d’intesa tra donne unite da un sentimento che si potrebbe definire di fratellanza.
L’obiettivo è chiaro: trasmettere speranza e solidarietà a chi si trova a vivere lo stesso percorso».
Ogni qualvolta si accingono ad entrare in scena provano la stessa tensione della prima volta, ma sanno di poter infondere speranza e coraggio a chi sta lottando contro “l’alieno”, e manifestare il bisogno d’amore a chi troppo preso dalla routine quotidiana si dimentica che davanti alla parola cancro esiste una persona che vuole credere alla vita.
Il programma prevede la presentazione del dott. Cosimo Brunetti e, prima dello spettacolo, i saluti del dott. Domenico Angelo Colasanto, del dott. Francesco Massaro, del dott, Vito Fabrizio Scattaglia e del dott. Francesco Menza.