lunedì 23 dicembre 2024


25/04/2009 09:10:49 - Manduria - Cultura

Nel pomeriggio l’incontro con i ragazzi del “Del Prete” di Sava

 
Un inno alla vita, sprigionando energia vitale che coinvolge e cattura. E che consente di lottare con più determinazione contro il male che si è insinuato nel proprio corpo, vivendo meglio (con più sicurezza e con più disinvoltura), una “mutilazione” (parziale o, in alcuni casi, totale) di uno dei simboli della femminilità: il seno.
L’idea di Betty Rizzo, counselor biosistemico, e di Marilena De Letteris (insegnante di danza orientale, in arte Iside) si è rivelata vincente. Hanno aggregato, in un gruppo, delle donne che hanno vissuto una drammatica esperienza: il tumore al seno. Per questo gruppo hanno scelto un nome che genera speranza e infonde fiducia: le Arabe Fenici. Proprio come quell’uccello che rinasce dalle ceneri, le Arabe Fenici (sei donne di Bari: Claudia Catacchio, Tina Di Matteo, Anna Maria Gallina, Margherita Maggiore, Maria Pia Mangione, Melania Vlad) raccontano, danzando, la loro esperienza di dolore. E, proponendosi ad un pubblico speciale (i malati dei reparti di Oncologia delle principali strutture pugliesi), dimostrano che non bisogna mai arrendersi e che, soprattutto, anche quando si affrontano mali così subdoli, non bisogna mai chiudersi, né bisogna vivere la “mutilazione” con sofferenza, quasi creando una frattura con il proprio corpo.
Le Arabe Fenici hanno raccontato la loro commovente genesi agli studenti del “Del Prete” di Sava: dall’idea nata in Betty, preziosa figura di riferimento per tanti ammalati di cancro a Bari, al coinvolgimento della maestra di danza del ventre Marilena De Letteris, sino all’adesione, inizialmente dubbiosa, a questo progetto di alcune donne di Bari.
«La danza è una delle più antiche forme di comunicazione» ha detto Betty Rizzo agli studenti savesi che stanno, peraltro, seguendo un corso proprio sulla comunicazione (diretto dalla prof.ssa Rosa Soloperto). «Ho trovato donne grintose, che avevano voglia di sorridere alla vita e che hanno accettato di mettersi in gioco. Insieme per condividere, quindi, la rinascita attraverso la gioia della danza orientale, condividendo i vissuti emozionali secondo il metodo del mutuo aiuto».
La paura di una recidiva c’è sempre. Ma oggi queste donne, tutte over 40, sono felici di divulgare l’esperienza di danzaterapia comunicandola alle altre donne che escono da uno stesso percorso di sofferenza ed agli operatori sanitari che possono essere interessati e che sono il trait d’union indispensabile con le pazienti.
Spettacolo che è stato poi proposto, in serata, presso il Museo del Primitivo di Manduria, grazie alla intuizione e all’entusiasmo del dirigente della struttura semplice di Oncologia del “Marianna Giannuzzi” di Manduria, il dott. Cosimo Brunetti, e del suo staff. I piccoli spettacoli di danza (dalla pizzica alla danza del ventre) sono stati intervallati dalla lettura di commoventi brano autobiografici ed è terminato con un confronto fra le danzatrici e il pubblico.
Nella galleria le foto dell’incontro del pomeriggio a Sava e dello spettacolo del pomeriggio a Manduria.










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