L’immersione decisa nell’ambito dell’inchiesta aperta a seguito di un esporto di Mimmo Carrieri
I sommozzatori dei Carabinieri di Taranto si sono immersi nelle acque dell’invaso della fogna bianca di Sava. Al sopralluogo, scaturito da un esposto sottoscritto dal responsabile provinciale del Settore Ambiente ed Ecologia della C.P.A.- CONF.AV.I. di Taranto, Mimmo Carrieri, hanno partecipato anche la Polizia Provinciale e gli esperti dell’ARPA (Agenzia Regionale per l’Ambiente), ai quali sono affidati i fanghi prelevati dal fondo dell’invaso per le analisi di laboratorio.
«Il Comune di Sava ancora oggi è sprovvisto di rete fognaria» ricorda Mimmo Carrieri. «Tutta l’acqua piovana del paese e delle campagna circostanti viene convogliata attraverso dei tombini in questo grande invaso a cielo aperto. Quando l’invaso è colmo, l’acqua che tracima confluisce in una profonda voragine (la “vora)” e quella che non viene assorbita invade le campagne circostanti con gravi danni per l’agricoltura. L’invaso è sprovvisto di vasche di decantazione delle acque: le acque reflue, quindi, con tutte le loro particelle inquinanti, passano nelle falde acquifere, ed una gran parte ristagnano creando un serio pericolo alla salute pubblica. A causa delle insistenti piogge di questo periodo, gran parte del terreno che circonda l’invaso è franato consentendo in tal modo un maggiore argine alle acque. A conclusione delle indagini ancora in corso, sarà poi la Magistratura a valutare le eventuali responsabilità penali L’unica nota degna di rilievo sinora è quella che a seguito dell’intervento sul posto dei Vigili del Fuoco, l’Amministrazione Comunale ha provveduto a “rattoppare” con fil di ferro la recinzione obsoleta».
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