Tommasino: «Mai un giorno sotto ricatto. Meglio andare a casa»
«Non accettiamo i ricatti. L’Amministrazione, compatta, preferisce anzi andare a casa».
Paolo Tommasino, parlando a nome di 15 consiglieri e 5 assessori (molti dei quali erano presenti alla conferenza stampa), ha annunciato, ieri a mezzogiorno, le sue dimissioni da sindaco. Nel primo pomeriggio, intorno alle 17, l’altra novità di una giornata intensa per la politica manduriana: sedici consiglieri comunali (i rappresentanti di Pd, Udc, Verdi, Fli e i tre consiglieri del Gruppo Autonomo Misto) hanno consegnato al segretario generale un documento di contemporanee dimissioni, che produce lo scioglimento del Consiglio Comunale. Per Manduria si apre una nuova, lunghissima, fase di commissariamento, che durerà sino alla primavera del prossimo anno.
«Non si può andare avanti in una situazione complessa, in cui le richieste (nulla di politico, si badi bene), sono all’ordine del giorno» aveva affermato poco dopo mezzogiorno di ieri Tommasino. «Non si può neppure ipotizzare la possibilità di dover sottostare ad una sequela di condizioni per poter governare per altri tre anni. Non mi è venuto meno l’entusiasmo, così come è opportuno chiarire che i quindici consiglieri sono compatti. Ma per procedere è indispensabile il rispetto per le regole dell’etica e della morale».
Dopo l’ultimatum lanciato qualche giorno fa dai tre consiglieri del Gruppo Misto Indipendente (Moccia, G. D’Uggento e Attanasio) e il successivo ritiro del proprio assessore in giunta (Simona Depasquale), la tenuta della coalizione era diventata precaria. Nello scacchiere politico la maggioranza (15 consiglieri) si era trasformata in … minoranza: l’opposizione, sulla carta, contava ora su 16 consiglieri. Giovedì della scorsa settimana fu esperito un altro tentativo di ricucire le parti (si parlò della disponibilità di un azzeramento costruttivo), ma già al mattino dopo saltarono le fragili intese che sembravano essere state raggiunte.
Con 15 consiglieri, l’Amministrazione avrebbe potuto tentare di proseguire il proprio cammino, magari ricorrendo alla seconda convocazione delle sedute del Consiglio Comunale. Ma da ieri mattina è iniziata a circolare la voce dell’iniziativa della minoranza di raccogliere 16 firme di dimissioni di altrettanti consiglieri, al fine di ottenere lo scioglimento del consesso elettivo. E, subito dopo mezzogiorno, ecco l’annuncio delle dimissioni del sindaco.
«Chi crede che le mie dimissioni siano legate alle indiscrezioni sulla raccolta delle firme per lo scioglimento del Consiglio, si sbaglia» ribatte Tommasino. «Abbiamo deciso, di comune accordo, di non sottostare a determinate richieste, che non hanno nulla di politico, ma che riguardano aspetti personali. Con questa gente non vogliamo avere più rapporti».
Nel tardo pomeriggio di ieri, poi, la mossa dell’opposizione che ha dato scacco matto al sindaco. La legislatura è al capolinea. Si va tutti a casa.