domenica 24 novembre 2024


30/04/2009 20:15:12 - Manduria - Politica

«Il primo maggio non sia solo una passerella d’occasione»

 
«La festa dei lavoratori non si limiti, come ogni anno, ad una mera elencazione di propositi e di valori. Dei lavoratori e delle loro lotte ci si ricordi anche nel resto dell’anno, a partire da sabato…».
Il consigliere comunale del Pd, prof. Piero Raimondo, scuote il mondo politico sul valore di una festa che non deve essere solo una rassegna per un giorno.
«Domani, primo maggio, sarà la festa del lavoro in tutta Italia e ognuno di noi festeggerà come meglio preferisce: chi con gli amici, chi in famiglia, chi guardando un concerto, chi ascoltando un discorso politico... Tutti sentiremo almeno un discorso che parlerà di lavoro, lavoro precario, o dei salari troppo bassi, di lavoro che non c’è, disoccupazione, di sicurezza» rimarca il consigliere comunale manduriano. «Tutti useranno parole ad effetto per elogiare i lavoratori. Il mondo politico, poi, ci parlerà di morti bianche: sui palchi di tutta Italia si spenderanno grandi parole per questi martiri del lavoro e ci racconteranno tutti, per un giorno, che non si può morire per 1.000 euro, che non ci devono essere morti sul lavoro!».
Un cliché, insomma, noto ed abusato.
«Tutti gli anni ci raccontano queste cose, ma ogni anno la situazione peggiora sempre di più. Ma almeno domani il mondo politico, come ogni 1° maggio, ci avrà raccontato la favola e l’idea di lavoro perfetto. Allora? Allora vorrei che, per una volta, il mondo politico fosse capace di capire cosa sta veramente succedendo e in che modo farsi carico di un po’ di paure, dei rischi che le lavoratrici e i lavoratori stanno affrontando» sostiene Piero Raimondo. «Vorrei in mondo politico che propone riforme, che possa dare a tutti i giovani, e non, i mezzi per attraversare i cambiamenti in atto, senza affanno e senza rischiare la vita. Vorrei continuare a ricordare e non dimenticare i lavoratori pugliesi,come Paolo Franco e Pasquale d’Ettorre,che non ci sono più e che hanno perso la loro dignità in un cantiere, in una fabbrica con la speranza di un futuro roseo per i propri figli. Vorrei ricordare la gente d’Abruzzo che ha perso tutto e ridare certezze e serenità. Vorrei ricordare a noi stessi il dramma della migrazione dei popoli in fuga da guerre e dalla fame.
Tutto questo poi, qualcuno, lo ricorderà il 2 maggio?».










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