«Quella che sta avvenendo a Taranto è una continua aggressione all’economia locale, già fortissimamente danneggiata dalla diossina e dall’inquinamento del Polo siderurgico e della raffineria, e in particolare alla mitilicoltura»
L’incidente alla nave avvenuto nel Mar Grande di Taranto «è un fatto gravissimo e che pone con urgenza la necessità di liberare il Golfo di Taranto dal petrolio». Lo afferma, in una nota, il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: «Chiediamo che su questo incidente sia fatta immediata e piena luce visto che quello di oggi non è il primo incidente in cui quantità rilevanti di idrocarburi sono state sversate in mare: lo scorso 19 gennaio 2012 una chiazza di idrocarburi molto estesa è stata rinvenuta sempre nel Mar Grande nei pressi di Punta Rondinella».
«Tra l’altro - prosegue il presidente dei Verdi – questi ripetuti incidenti, evidenziano un allarme sicurezza enorme visto che, con l’ampliamento già approvato del Progetto “Tempa Rossa” dell’Eni si avrà un raddoppio del traffico delle petroliere che passeranno dalle attuali 30 a 140».
«Quella che sta avvenendo a Taranto è una continua aggressione all’economia locale, già fortissimamente danneggiata dalla diossina e dall’inquinamento del Polo siderurgico e della raffineria, e in particolare alla mitilicoltura – continua il leader ecologista – è francamente inaccettabile che anche il Governo Monti dopo quello Berlusconi, nel Decreto Semplificazioni, abbia commesso un’ulteriore ingiustizia consentendo alle compagnie petrolifere di trivellare non a 12 miglia dalla costa come avviene in tutta Italia ma a 5 miglia dalla costa». «E' necessario – conclude Bonelli – che il governo finanzi un piano straordinario per la riconversione di Taranto che è, ormai, un’emergenza nazionale».