Emozioni manifestate con rabbia, senza la mediazione di sentimenti oltre il bianco e nero, nello stile adolescenziale
Questo mesto martedì di maggio, un po' autunnale nelle temperature, un po' estivo per il sole che incombe come l’arrivo della bella stagione, inaugura una settimana in cui la riflessione sull’attentato alla scuola Morvillo-Falcone, costituisce la lunga chat line che nei corridoi degli istituti scolastici, fa da fil rouge da Bolzano a Santa Maria di Leuca, egualmente strette dal dolore unico per la perdita della sedicenne di Mesagne, Melissa Bassi.
Com’era prevedibile e giusto, la parola veniva data a loro....ai ragazzi per sottoporre a catarsi quel cruento week-end di paura che ha trasformato la scuola da luogo sicuro a bersaglio mobile non si sa di chi.
Emozioni manifestate con rabbia, senza la mediazione di sentimenti oltre il bianco e nero, nello stile adolescenziale, in cui non si distinguono le sfumature, ma si avvertono solo le passioni che sgorgano dal petto del popolo dei social network, abituato a sfogare tutto con tutti ed insieme a tutti, come vengono, tanto da costringere chi ascolta ad appellarsi alla pazienza nonchè ad una buona dose di psicologica bricolage alla Freud e Jung in tandem.
C’è chi trattiene con difficoltà una lacrima, chi lancia anatemi al limite della legalità, chi emette sentenze sicuramente che sconfessano secoli di conquista di ogni democratico concetto di civiltà, di chi rispolvera qualche competenza di dantesca memoria per applicare un'improbabile legge del taglione molto fa da te.
Uno sguardo appena accennato tra il paterno e quello istituzionale da docente, una parola pronunciata in un tono dimentico da quello autorevole da arrabbiatura scolastica post impreparato, per dare avvio allo sfogo, come quello provocato dal maestro al primo cenno fatto all’orchestra.
E se unanime è la denuncia del crimine, diverso è l’album delle emozioni che diventano l’apoteosi dello ieri e dell’oggi, forse un po' viziato da qualche nota amara di genitori che si sono messi al posto di quelli di Melissa. C’è chi si chiude nel suo silenzio dopo una preghiera, chi interiorizza e preferisce soffocare nel suo dolore quello collettivo, chi affida ad un disegno sregolato, decotestualizzato da qualsiasi legge della storia dell’arte il suo spirito, altri su un foglio di recupero, diviso sino all’inverosmile tra i compagni un suo messaggio, scarno, estremo, a tratti naif, incorniciato da un cuore, da una lacrima, nella sovrabbondanza del sermone amore, angelo, ti voglio bene, assassini, criminali, che finiscono per dividere il popolo delle chat tra giudici impietosi, e missionari dei buoni sentimenti.
Un x Melissa, poco italiano, ma molto sbrigativo, annegato tra errori di ortografia, magari anche di grammatica e poi si comincia: “Qquesto è uno di quei casi in cui mi vergogno degli uomini, la propria vita per spegnere quella degli altri”, sostiene un anonimo.... “Anche se il tuo corpo se n'é andato, il tuo spirito resterà per sempre con noi”, scrive C. S, e poi aggiunge un altro anonimo, evidentemente più religioso: “La tua vita continua e non è finita”...
Rapido il messaggio di chi non è capace di esprimersi a parole e dice solo, facendolo bastare “Perdonaci Melissa, assumendo su di sé la penitenza collettiva di un mondo incomprensibile”..... Un grande cuore, un’unica frase “Ti ricorderemo sempre”, caratteri cubitali e tondeggianti.
Giustizialista I. N, che reclama giustizia per Melissa e per il suo assassino, temendo che la nostra imperfetta giustizia restituisca il disonore alla vittima, quanto la grazia al colpevole. Eccolo quì, stretto tra poche parole, singhiozzate, strozzate, inveite con odio, parco, a tratti carico di tensione, che fa emergere nel lutto la consapevolezza di un futuro che ha dimostrato che si può andare all’appuntamento con la morte in cambio di un sogno. Altro non resta ad un docente, se non prendere atto della fragilità disarmante di tante solitudini incomprese.
Per te Melissa, per la tua famiglia, le tue amiche, la tua città, la tua scuola....
Mimmo Palummieri