Pesare organizza ed esplicita in schemi pretestuosi una dinamica nascosta del fare umano
A Roma, in seno all’interessante iniziativa culturale ”I giovedì del 3° piano”, in Via Vespasiano, organizzata da Alessandro Palmigiani (Artista), Vincenzo Incenzo (Musicista) e Giusy Caroppo (Curatrice), l’artista manduriano Cosimo Pesare ha presentato il progetto Nekro Hard Disk “La vertigine del finto pieno”.
Con questo nuovo progetto di Arte Contemporanea viene introdotto con leggerezza uno dei tanti aspetti della condizione umana. Il lavoro si presenta autoreferenziale e con una discreta ironia. In questo mondo fluido e tecnologico, Pesare organizza ed esplicita in schemi pretestuosi una dinamica nascosta del fare umano. Il progetto si inserisce nelle teorie di Zygmunt Bauman, con la sua “società liquida”.Già in fase di realizzazione, verrà presentato in altre sedi sotto forma di lavoro fluido nel senso che è destinato a un costante cambiamento.
Nekro HD
la vertigine del finto pieno
Ci sono timori relegati in angoli che si ritiene riguardino solo determinate
categorie lavorative.
Non ci si ferma a considerare che l’ultima generazione e una discreta fetta
della precedente hanno ormai, spesso inconsapevolmente e al contrario di
quanto si pensi, un forte rapporto con il mondo informatico.
Da cui però, se non si ha piena coscienza dei rischi, possono arrivare brutte
sorprese:
Flop – Puff – Crac – Bah!
L’autore ha scelto un’autotortura, non letale, non ultimativa, quasi soltanto auto punitiva:
legato davanti “all’appendice” della sua vita DEVE riveder tutto scorrere davanti ai suoi occhi - e a nulla servirebbe chiudere gli occhi, se non per cadere nel sonno, esausto - e poi rivederlo, rivederlo, rivederlo, rivederlo, rivederlo, rivederlo, rivederlo, rivederlo, rivederlo, rivederlo, rivederlo, rivederlo. Ogni qual volta si inceppa un accendino, l’auto non parte al primo girar di chiave, il telecomando del garage non funziona al primo colpo, il mio vicino e amico usa dire:
«Il marcio non esiste soltanto in Danimarca !»
Per fortuna, quindi, ignora il gran dafare tecnico e psicologico che il buon funzionamento dell’hard disk1 del mio computer comporta e richiede perché la
giornata di un impiegato di modesto concetto si svolga serenamente, lasciando la sua mente, come quelle di altri milioni e milioni di indifesi utenti informatici nel mondo, occupata in altre faccende.
Ma riempire un hard disk di un po’ di tutto è ormai uno degli sport più in voga, lo sappiamo, e l’incoscienza implicita e ben mimetizzata di tale attività aleggia sui sei o sette continenti come se nulla fosse. Per questo l’Arte si è destata e mossa per scuotere un po’ di coscienze alla sua maniera, tanto più che l’Informatica è una Scienza Contemporanea, e l’Arte vuole sentirsi al passo coi tempi.