martedì 26 novembre 2024


02/06/2012 10:40:25 - Salento - Attualità

Presenta anche Angelo Corbo, uno dei sopravvissuti della strage di Capaci

 
Giornata di intense emozioni per il presidio di Libera Mottola”Antonio Montinaro”. Non fosse altro per la presenza imponente a Calimera, paese che diede i natali al caposcorta di Falcone, di don Luigi Ciotti. Un uomo, don Luigi, che raccoglie dentro di sé tutto quello che Libera può significare: impegno, memoria, passione per la giustizia e la legalità.
“Picchia duro, don Luigi, e non temere di lasciare qualche livido”, scherza don Gigi Toma, parroco della Chiesa Madre di Calimera. “Dio dà la pedata – ha detto don Toma - e il piede con cui la dà è don Luigi”.
E picchia duro davvero, don Ciotti, durante l’omelia. Si scaglia contro il silenzio, l’omertà, la connivenza.
“La più drammatica delle povertà di oggi – ha sentenziato - è l’indifferenza”.
E di indifferenza ce n’era ben poca nella chiesa gremita di gente accorsa a onorare la memoria di Antonio Montinaro, Rocco Dicillo, Vito Schifani, Giovanni Falcone e Francesca Morvillo.
Nei primi banchi, i familiari delle vittime pugliesi di mafia: Tilde Montinaro, sorella di Antonio, che da sempre si spende per organizzare la manifestazione Per non dimenticare; gli altri fratelli e sorelle; la mamma di Antonio è venuta a mancare qualche anno fa. Don Luigi, che prima di officiare la messa è andato a salutarla nel cimitero di Calimera, ricorda i suoi occhi profondi e il suo dolore silenzioso e senza pace; poi la figlia di Renata Fonte, Viviana Matrangola; la coordinatrice dei familiari delle vittime innocenti di Puglia, Daniela Marcone, i parenti di Giovanni Panunzio, del giovane Michele Fazio, di Giovanbattista Tedesco.
Tra loro, per la prima volta, Angelo Corbo, uno dei sopravvissuti della strage di Capaci. Era nella terza Croma che scortava il giudice Falcone.
“Ringraziamo Dio perché Angelo è con noi e con la sua presenza può aiutarci a saldare la terra con il cielo”, ha detto don Ciotti. E, sorprendendo i presenti, ha chiesto proprio a Corbo di imprimere la benedizione al termine della funzione.
“E’ una cosa che non ti ricapiterà mai più nella vita” ha scherzato don Luigi, invitandolo a mimare e a ripetere le parole che dicono di solito i preti. Una benedizione che di certo i presenti ricorderanno per molto tempo. Ma della intensità dei gesti e delle parole di don Luigi ci si era accorti già durante l’omelia, graffiante.
“Antonio, Rocco e Vito non chiedono solo memoria ma anche impegno. Siate seminatori di pace, cercatori di verità, costruttori di giustizia”.
Terminata la funzione religiosa, l’ultima parte della manifestazione, quella conclusiva, si è svolta nel cinema Elio. Dopo la proiezione di un breve e toccante documentario sulle stragi di Capaci e via D’Amelio, sono saliti sul palco don Luigi Ciotti, Tilde Montinaro, l’assessore alla Cultura del Comune di Calimera Leo Palumbo, il sindaco di Bari Michele Emiliano, Daniela Marcone, Alessandro Cobianchi di Libera Puglia, il presidente dell’ANM sez TA Pompeo Carriere.  Temi centrali degli interventi sono stati l’importanza della memoria, portata avanti dalla famiglia dei parenti delle vittime, e il ruolo delle istituzioni, in particolare nelle sue forme non repressive.
Poi la premiazione nell’ambito del concorso A vent’anni da Capaci. Giunto alla sua sesta edizione, il Premio Antonio Montinaro per la legalità quest’anno ha puntato sull’arte cinematografica. Organizzato dall’associazione Nomeni, dall’Agenzia per la lotta non repressiva alla criminalità organizzata del Comune di Bari, da Libera Puglia, in collaborazione con l’Arci Puglia, Green Light – collettivo indipendente di video makers, UCCA – Unione Circoli Cinematografici Arci e con il Patrocinio dell’Assessorato alle politiche giovanili, Cittadinanza sociale e Attuazione del programma del Comune di Bari, il concorso si poneva quale occasione di approfondimento e di ricerca sulle vicende che hanno contribuito alla trasformazione del nostro paese dal 1992 ad oggi. La partecipazione al bando prevedeva la stesura di un soggetto cinematografico per la realizzazione di un cortometraggio che contenesse la proposta di un’azione finalizzata alla lotta alle mafie a partire dall’analisi del Mahatma Gandhi ‘Dobbiamo diventare il cambiamento che vogliamo vedere’.
Il Premio Antonio Montinaro per la legalità è stato così assegnato al Presidio di Libera Mottola  dopo la valutazione più che positiva della giuria tecnica. Il Presidio sarà così protagonista della realizzazione di un corto basato sullo script dal titolo A29, con una produzione cinematografica a cura di Green Light del valore di 1.500,00 euro messi a disposizione dal Comune di Bari. Il cortometraggio verrà distribuito su scala nazionale dalla rete dell’Unione Circoli Cinematografici Arci.
Hanno ritirato il premio Marica Todaro, che ha curato la stesura del soggetto, e gli altri partecipanti al progetto, Andrea Caramia, Tommaso Greco e Alex Grottola, insieme a Sara Cantore, membro del coordinamento. La realizzazione del progetto è prevista per il prossimo autunno. Il coordinamento del Presidio ‘A. Montinaro’, inoltre, ha voluto invitare il presidente di Libera, don Luigi Ciotti, a presenziare alla prima del corto che si spera possa tenersi a maggio del prossimo anno  a Mottola.










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