martedì 26 novembre 2024


08/06/2012 06:32:28 - Salento - Attualità

«L’attentatore in yacht dopo l’esplosione»

 
La conferma è arrivata dalla conferenza stampa di ieri mattina, tenuta al tribunale di Brindisi, dopo il fermo per l’attentato mortale al Morvillo-Falcone di Brindisi. Giovanni Vantaggiato, 68enne imprenditore di Copertino, ha confessato di aver piazzato la bomba.
Presenti alla conferenza stampa, tra gli altri, il procuratore capo della Direzione distrettuale antimafia di Lecce Cataldo Motta e il vicecapo della polizia Francesco Gratteri, direttore del Servizio centrale anticrimine.
Altri, inquietanti particolari sono emersi durante la conferenza stampa.
 
In barca. Dopo la strage di Brindisi Gianni Vantaggiato, nei ritagli di tempo, ha continuato a coltivar il suo hobby principale: la cura dello yacht da 50 piedi ormeggiato nella darsena di Porto Cesareo. A raccontarlo è un artigiano di Copertino, un tappezziere, che fa molti lavori sulle barche della zona e che un anno fa aveva avuto come cliente anche Vantaggiato. Il tappezziere racconta che, quando rientrando a casa per la prima volta ha visto le immagini del filmato che ritraggono l’attentatore che mentre preme il telecomando e fa esplodere la bomba dinanzi alla scuola, ha subito pensato che potesse trattarsi di Vantaggiato.
«Più che dalla somiglianza, che c’è - ha detto – l’ho riconosciuto dal portamento e da quell’abitudine di portare la mano in tasca».
Anche il tappezziere lo descrive con un uomo schivo, riservato, ma non scontroso, un solitario che per lo più lavorava sempre nella sua azienda e che il sabato e la domenica si dedicava ai lavori sulla barca.
«L’ho visto proprio martedì scorso - ha raccontato - stava facendo i lavori di pulizia della carena che si fanno annualmente prima di rimettere la barca a mare e partire per le vacanze». «Stava lavorando da solo - ha concluso - ed era tranquillo, nessuno avrebbe potuto immaginare il peso che ha sulla coscienza».
 
Da qualche mese”. Aveva progettato l’attentato «da un po' di mesi» ma questo «non è ricollegabile, quantomeno in questa fase» alla sentenza nell’ambito di un processo per truffa del 19 aprile per la quale Giovanni Vantaggiato avrebbe covato la rabbia che lo ha portato a ideare e a realizzare l’attentato esplosivo del 19 maggio scorso nel quale ha trovato la morte la studentessa 16enne Melissa Bassi e altre cinque giovani sono rimaste ferite davanti all’istituto Morvillo-Falcone di Brindisi.
È quanto ha spiegato il procuratore della Direzione Distrettuale Antimafia di Lecce Cataldo Motta.
«È lui la persona delle immagini ma è stato individuato attraverso l’esame elaborato del sofisticato sistema di controllo», ha aggiunto.
Su una possibile intercettazione con la moglie «tutto è possibile - ha detto il magistrato che coordina l’inchiesta - ma su questo non dirò nulla. L’indagine è a un punto di partenza. Abbiamo raggiunto un risultato, che ci dà la possibilità di proseguire in una determinata direzione mentre finora vagavamo nel buio, nel senso che non avevamo una pista privilegiata. Dobbiamo proseguire su questa strada senza trascurare eventuali altre strade che possono portare ad altri risultati. Lui ha ammesso di aver messo la bomba, è talmente evidente. La diffusione del video - ha insistito Motta - è stata a mio avviso un’imprudenza».
Vantaggiato «ha una condanna per truffa risalente nel tempo», ha detto rispondendo a una domanda. L’uomo, ha chiarito il procuratore, «subito dopo aver azionato il telecomando è scappato».
Sul particolare se Vantaggiato si sia accorto e meno di essere ripreso dalle telecamere il procuratore Motta è stato molto riservato.
«Sono particolari che fanno parte delle indagini. Certamente la bomba l’ha messa lui». Inoltre Motta ha spiegato che «è stato contestato il concorso in strage per coprire ogni eventualità e per non escludere la partecipazione di altri».
 
La polvere pirica. «La bomba l’ho fabbricata io nel deposito. Ho comprato fuochi d’artificio e li ho svuotati mettendo dieci chili di polvere pirica in ciascuna bombola». Lo ha detto nell’interrogatorio di ieri sera, Vantaggiato. «Le bombole - ha detto ancora l’imprenditore - le ho portate la sera prima con la Fiat Punto sul luogo dell’attentato. La mattina dopo sono andato lì con la Hyundai (l’altra auto di famiglia, intestata alla moglie, ndr) e ho pigiato il telecomando».
 
Un colpo di testa. Perchè hai fatto quella strage? «Ho avuto un colpo di testa, che volete fare?». Cosi Giovanni Vantaggiato, nel lungo interrogatorio nella notte, ha risposto a inquirenti e investigatori che gli chiedevano il movente dell’attentato alla scuola Morvillo-Falcone.
Una versione che non ha affatto convinto, tanto che chi indaga sospetta che Vantaggiato stia nascondendo qualcosa.
«Come si arriva a parlare del movente - dice un investigatore che l’ha interrogato - si chiude e non fornisce versioni plausibili».
Nel corso dell’interrogatorio Vantaggiato ha ammesso le sue responsabilità per quanto riguarda tre aspetti dell’attentato: il confezionamento della bomba, il trasporto dell’ordigno davanti alla scuola e l’utilizzo delle due auto, l’aver premuto il pulsante che ha attivato la bomba. Nulla, invece, sul perchè. Ed infatti gli investigatori e gli inquirenti, dopo aver raccolto la sua confessione su questi aspetti, si stanno concentrando sul movente e sulla scelta del luogo. Non escludendo che possa non aver agito da solo e che la reticenza di Vantaggiato possa essere una scelta precisa per nascondere qualcosa o qualcuno a lui molto vicino. Anche per questo non convince investigatori ed inquirenti l’ipotesi che l’uomo sia stato mandato da qualcuno: troppi gli errori commessi e troppo a rischio il soggetto.
«Andiamo avanti scientificamente, cercando di ricollocare il tutto partendo dai fatti certi ed accertati - dice un investigatore - per arrivare ai perchè. E arriveremo anche a quello».










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