Attentato ai terreni dell’antimafia
Il sessanta per cento del grano biologico di proprietà di “Libera”, seminato sui terreni di contrada Canali di Mesagne, domenica pomeriggio è andato in fumo. E’ stato bruciato. Probabilmente, ma saranno le indagini a chiarirlo, l’atto è di natura dolosa perché appiccato in più punti. Diversi, infatti, sono stati i fronti su cui hanno lavorato le squadre dei vigili del fuoco e della Protezione civile di Mesagne giunte sul posto. Difficile pensare ad autocombustione. Le forze dell’ordine hanno avviato le indagini per cercare di chiarire la vicenda. Preoccupato il sindaco Franco Scoditti che, in ogni modo, ha invitato alla prudenza.
Erano circa le ore 18 di domenica, l’Italia calcistica era seduta davanti ai televisori bramosa ad applaudire la performance dei suoi beniamini mentre l’altra Italia, o meglio l’altra Mesagne, quella delinquenziale, avrebbe messo in atto un disegno criminoso in contrada “Canali” dove ci sono i terreni agricoli condotti da “Terre di Puglia”, la cooperativa di Libera Terra.
Il movente? E’ chiaro. Non far raccogliere il grano simbolo della legalità ritrovata. Circa undici ettari di terreno che i dirigenti avevano deciso di seminare, come negli anni precedenti, con del grano duro biologico da cui avrebbero prodotto i tarallini a marchio “Terre di Puglia” che sarebbero finiti sugli scaffali di vari supermercati oltre che nelle botteghe gestite dalla cooperativa sociale in tutta Italia. Libera macina il grano in un mulino mesagnese, secondo gli antichi sistemi artigianali, e poi sforna i tarallini da un forno di Bindisi. Insomma la produzione è tutta effettuata in provincia di Brindisi.