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23/06/2012 06:59:43 - Provincia di Taranto - Politica

L’ipotesi sul tavolo di Upi e governo: si formerebbe una provincia con quasi un milione di abitanti e 50 comuni

 
Guanto di velluto e pugno di ferro, per cercare di ridisegnare le mappe del riordino istituzionale. L’Upi lavora di cesello col governo per preservare, o almeno ripensare in un’ottica differente da quella del decreto “Salva Italia”, le Province. Presto, e facilmente, additate come carrozzoni di sprechi e inefficienze.
L’Unione delle Province, che in questi giorni ha incontrato il ministro della Pubblica amministrazione, ha preparato il suo pacchetto-ombra, a base di robusti accorpamenti, rafforzamento delle funzioni di area vasta, e confermata elettività delle cariche. Non senza promettere corposi risparmi («5 miliardi», assicura il presidente Giuseppe Castiglione). In sostanza, è uno schema a specchio rispetto a quello con cui il governo Monti vuol drenare risparmi dalle Province: l’esecutivo dei tecnici è sì disposto a tenerle tutte e 107 in vita, ma rendendole enti di secondo livello, con una struttura snella, funzioni ridotte all’essenziale e massime cariche rappresentative (presidente e Consiglio) non elette direttamente dal popolo. Dialogo, trattative, tavoli, concessioni. Ma c’è che la controproposta impacchettata e infiocchettata dall’Upi, tuttavia ancora suscettibile di colpi di lima, potrebbe sparigliare le carte in tavola in Puglia e nell’arco jonico-salentino. In che modo? Con l’accorpamento delle Province di Brindisi e Taranto in un macro-ente da Jonio ad Adriatico, da Valle d’Itria ad Alto Salento. Un ombrello istituzionale che abbraccerebbe 980mila abitanti e 50 comuni. Nulla cambierebbe invece per la Provincia di Lecce.










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