Attolini costretto a mediare solo con i consiglieri brindisini: qualche taglio in meno e la promessa di rivedere l’allocazione del nuovo maxi ospedale
Passa di un soffio, con appena 7 voti favorevoli e 6 contrari (compreso quello dell’Idv) il via libera della commissione consiliare alla fase due del piano di riordino ospedaliero. E ci è voluta la mediazione dell’assessore alla Sanità Ettore Attolini con i brindisini (qualche taglio in meno in quell’area, ad invarianza dei saldi, e la promessa di rivedere l’allocazione del nuovo maxi-ospedale) per calmare gli animi, già «surriscaldati» dalla tornata di audizioni in cui sindaci, ordini professionali e sindacati hanno sostanzialmente bocciato i progetti di revisione della rete ospedaliera decisi dalla giunta.
Circa venti gli emendamenti presentati dai consiglieri, da analizzare e sfoltire in sede di giunta. Con Attolini che ha dovuto allargare le braccia dinanzi ai rilievi, mossi anche dal presidente di commissione Dino Marino (Pd) sulla mancata concertazione preliminare dei tagli, che oltre alla dismissione/riconversione di 2 ospedali prevede la soppressione/accorpamento di molte unità di cardiologia e la sforbiciata sui punti nascita (ostetricie e ginecologie). Alle pur prevedibili critiche dell’opposizione si sono aggiunti i rilievi della maggioranza. Con Giovanni Epifani (Pd) che ha chiesto all’assessore di pronunciarsi su ogni singolo emendamento, per non esautorare il ruolo della Commissione, e Donato Pentassuglia, anche lui Democratico, a sollecitare il rispetto del rapporto posti letto/abitanti stabilito dal Ministero nei tagli. Se Pino Romano (Pd), «ammorbidito» dalla concessione nel Brindisino, ha evidenziato che tutto il lavoro sulla sanità è un «work in progress» destinato a mutare, per Donato Pellegrino (Misto/Psi) la «transitorietà» delle decisioni assunte le porterà ad essere riviste a breve. Duro il socialista Franco Pastore: «il mio è un sì è ricco di riserve legate al metodo, poco consono, e al mancato riequilibrio dei posti letto nella provincia della Bat». La sua speranza è che, ora, gli emendamenti sulla sesta provincia presentati insieme al Pd Filippo Caracciolo vengano accolti.
Dal centrodestra, Francesco Damone (Ppdt) ha ricordato che le famigerate piante organiche sono arrivate in zona Cesarini dai direttori generali delle Asl e sono ancora ignote e Antonio Camporeale (Pdl) ha chiesto lumi sulle contraddizioni tra piano di rientro e piano di riordino. Ci ha pensato Maurizio Friolo (Pdl) ad evidenziare le «sviste facilmente riscontrabili» nella re-distribuzione dei posti letto sul territorio, mentre il finiano Euprepio Curto non ha mancato di sottolineare «i rilievi e gli attacchi» arrivati anche dalla maggioranza. «Dovrebbero suggerire a Vendola di rompere gli indugi e di procedere nella sede del consiglio regionale ad una verifica sullo stato della sanità in Puglia, ma soprattutto sullo stato di decozione della sua maggioranza». Un «piano blindato, che non ha tenuto alcun conto delle indicazioni venute dalle comunità scientifiche oltre che dalle amministrazioni locali e dai consiglieri regionali», ha sottolineato Giammarco Surico (Fli). Si tratta di «tagli pensati in base a sterili cifre numeriche che poco stanno tenendo conto del riferimento geografico e del buon senso» ha tuonato, invece, il capogruppo Udc Salvatore Negro.
Dal sindacato, infine, preoccupazioni per i tagli alla sanità previsti dal decreto Monti sulla spending review. Nicola Brescia dell’Usppi annuncia un sit-in di protesta domani a Roma, dinanzi al ministero, contro «l’ennesima sforbiciata alla spesa sanitaria, che si tradurrà in ulteriori tagli al servizio sanitario pubblico e al diritto alla salute». Inoltre, «non si possono chiudere le società in house delle Asl, che in Puglia danno occupazione a oltre quattromila lavoratori».