martedì 26 novembre 2024


26/09/2012 20:06:47 - Salento - Attualità

Il giornalista ha rifiutato le misure alternative al carcere e ha annunciato le proprie dimissioni entro domani. Dovrà rifondere le spese processuali, risarcire la parte civile e pagare 4.500 euro

 
I giudici della quinta sezione penale della Cassazione hanno confermato la condanna a 14 mesi per Alessandro Sallusti, attuale direttore de Il Giornale, per diffamazione a mezzo stampa nei confronti del magistrato Giuseppe Cocilovo. La Corte, presieduta da Aldo Grassi, dopo una camera di consiglio di circa due ore e mezzo, ha respinto completamente il ricorso presentato dalla difesa di Sallusti.
Negate anche le attenuanti generiche come richiesto dal Pg Gioacchino Izzo che avrebbero potuto portare a una riduzione della pena.
“La notizia pubblicata” da Libero per la quale l’allora direttore del quotidiano Alessandro Sallusti è stato condannato “era falsa”, sottolinea la Corte di Cassazione in una nota.
Il ministro della Giustizia Paola Severino non ha commentato la sentenza, ma ha ribadito “la necessità di intervenire al più presto sulla disciplina della responsabilità per diffamazione del direttore responsabile”.
Dopo aver deciso di non chiedere una misura alternativa alla pena come i servizi sociali, per il giornalista si aprono ora le porte del carcere.
Sallusti è anche stato condannato alla rifusione delle spese processuali, a risarcire la parte civile e a pagare 4.500 euro di spese per il giudizio innanzi alla Suprema Corte. E’ stato così confermato il verdetto emesso dalla Corte d’Appello di Milano il 17 giugno 2011. Dopo la decisione della Cassazione, dove e come il giornalista dovrà scontare la pena, passa nelle competenze della magistratura di Sorveglianza di Milano. Ci sarà, invece, un nuovo processo per il cronista Andrea Monticone, imputato insieme a Sallusti.
Dopo avere appreso la notizia della condanna a 14 mesi di carcere, Sallusti ha convocato in riunione straordinaria i caporedattori del Giornale, al terzo piano dell’edificio che ospita il quotidiano. Poi si è dimesso. Sull’edizione online è apparso il titolo a tutta pagina: “Vergogna”










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