Marmo: «La sua richiesta di auto-riduzione dello stipendio non gli costerà granché, addirittura nulla, visti i tempi tecnici necessari»
Eloquente silenzio, per ora, dai consiglieri regionali chiamati dal governatore Nichi Vendola a seguire il suo esempio. Un silenzio (assordante quello del centrosinistra) rotto solo, qui e là, dalle critiche che gli muove l’opposizione per quel gesto - ridursi lo stipendio di 50mila euro - che ritiene demagogico e, in realtà, scaricato sul successore, trattandosi di materia su cui legifera il consiglio regionale.
«La sua richiesta di auto-riduzione dello stipendio non gli costerà granché, addirittura nulla, visti i tempi tecnici necessari - dice Nino Marmo, vicepresidente del Consiglio in quota Pdl - per dar corso concreto alla sua conclamata volontà. Se dovesse candidarsi al Parlamento alle imminenti elezioni politiche, sarebbe chi gli succederà a pagare il conto della sua auto-propaganda, mentre alla sua indennità provvederebbero comunque gli Italiani senza alcuna decurtazione attraverso la Camera, se non il Ministero, di destinazione. Piuttosto, rinunci al suo record nazionale di consulenze “politicamente corrette”». Bravo Vendola, dice Domi Lanzillotta (Pdl), ma gli effetti del risparmio sarebbero immediati «se il presidente fosse disponibile a fare a meno della collaborazione dei suoi sette assessori esterni». «Ancor più apprezzabile sarebbe - dice Andrea Caroppo (Puglia prima di tutto) - se contestualmente assumesse l’impegno a non candidarsi alle politiche. Perché, se invece si candidasse, visti anche i tempi tecnici necessari per formalizzare attraverso una legge regionale il suo nobile proposito, in realtà taglierebbe lo stipendio del suo successore».
«Se vuole essere credibile nei tagli - dice Angelo Cera, deputato Udc - lo faccia anche con il suo codazzo sparso per tutta la Puglia. Tra cortigiani e collaboratori disseminati ovunque e selezionati con criteri poco trasparenti, mentre la sanità è al collasso, cosa vorrebbe significare questo gesto? Un atto fine a se stesso che risponde solo alla necessità del governatore di farsi pubblicità a livello nazionale per la sua corsa elettorale. Una strategia populista e demagoga: è già in campagna elettorale, a cosa sta rinunciando se a breve non governerà più la Regione?».